Uscire dalla retorica del futuro e soffermarsi su ciò che serve per costruire opportunità. È questo l’obiettivo del progetto Sicurezza di Futuro, promosso dal Comune di Piacenza col sostegno della Regione Emilia Romagna e di cui la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Piacenza è stata referente scientifico.

Giovedì 21 dicembre il salone monumentale di Palazzo Gotico nel centro di Piacenza ha ospitato l’evento conclusivo dell’iniziativa: ad accogliere gli studenti delle medie inferiori e superiori, la musica del cantautore piacentino Daniele Ronda (nella foto a destra).

Giuseppe Magistrali, dirigente comunale dell’unità di progetto, ha tracciato un bilancio del progetto “Abbiamo una grande responsabilità – ha ricordato Magistrali -  Non sono gli adulti, i tecnici, i politici, ma anche dei ragazzi. I ragazzi non devono aspettare che il futuro venga loro consegnato. Per questo noi ci siamo messi in ascolto, per trovare una strada insieme affinché l’incertezza che connota il nostro tempo non si trasformi in condanna ma in opportunità”.

Linda Lombi, sociologa e ricercatrice presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica, ha poi presentato i risultati dei focus group che hanno scandito il percorso di ascolto, conoscenza e consultazione del mondo giovanile piacentino L’analisi ha preso in considerazione 122 ragazzi tra i 13 e i 30 con l’ obiettivo di contribuire a sviluppare nei giovani la consapevolezza delle competenze necessarie oggi a costruirsi una progettualità reale e fattibile come persone, cittadini e lavoratori. Ne è mersa una sorta di “autobiografia comunitaria” espressa dai ragazzi attraverso il racconto di esperienze ed emozioni in video musica e immagini e dall’altro lato mediante la proposta di idee per rendere la città più a misura di giovani sia per quanto riguarda le iniziative (ludico-ricreative, culturali, sportive…) sia per gli spazi.

Il quadro che emerge dall’ascolto e dal coinvolgimento dei giovani intervistati e degli adulti esperti coinvolti conferma i risultati degli studi condotti sulla generazione dei Millennials: si tratta di ragazze e ragazze che percepiscono una forte preoccupazione per il loro presente e per il loro futuro, vivono paure che li fanno sentire vulnerabili e fragili da un punto di vista fisico, psicologico e relazionale, faticano a disegnare la loro progettualità futura poiché vedono dinnanzi a sé numerosi ostacoli.

“Tra le paure più diffuse quella di non trovare un lavoro adeguato, di non raggiungere l’autonomia e l’indipendenza, di non realizzarsi, di restare soli, di non poter crearsi una famiglia propria, di essere vittime di violenza nel contesto urbano o di disastri legati agli incerti equilibri ambientali e geo-politici -continua Lombi- Abbiamo di fronte una generazione di giovani iper connsessi che riconosce nelle tecnologie molte opportunità, ma anche preoccupanti rischi. Se le condizioni materiali consentono loro di non preoccuparsi di sopravvivere, la loro paura più grande pare essere quella di sotto-vivere, ovvero di non poter scrivere una biografia personale e sociale che dia conto appieno del loro potenziale, dei loro desideri e delle aspirazioni di persone, studenti, lavoratori, cittadini”.

In questo scenario, i sogni ed i desideri faticano a trovare espressione in un disegno progettuale fatto di azioni concrete, coordinate, indirizzate al raggiungimento di obiettivi allineati con i loro desideri. In altri termini, l’impressione è quella di lavorare con ragazzi e ragazze che percepiscono di non poter costruire il loro futuro per i limiti strutturali del contesto, in senso fisico e temporale, in cui vivono. “Tuttavia, quando li si lascia parlare e quando si mettono a loro disposizione gli spazi e gli strumenti adeguati per esprimere il loro vissuto e la loro progettualità, quando li si accompagna relazionalmente – come si è cercato di fare durante i workshop organizzati dal progetto – essi mostrano tutta la loro capacità non solo riflessiva, ma anche creativa e propositiva di delineare contenuti, spazi, scenari di innovazione sociale destinati alla loro generazione”.

Come efficacemente ha sottolineato un operatore coinvolto in un focus group, si tratta di passare da una logica di costo ad una logica di investimento. Questo cambio di paradigma rappresenta il motore più forte di cambiamento in una logica di scambio tra le generazioni.