Il professor Gabrio FortiAnche quest’anno, il corso Afag ha inteso rispondere alla domanda delle istituzioni e dell’autorità giudiziaria di avvalersi di amministratori giudiziari capaci di prestazioni manageriali di eccellenza. Sotto il profilo normativo, infatti, il Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione (d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159) sollecita la formazione di figure professionali competenti nella gestione e destinazione dei beni sottratti alla criminalità organizzata. Gli amministratori giudiziari nominati a seguito di sequestro e confisca dei beni e delle aziende “inquinate” dalla criminalità organizzata possono contribuire a spezzare il circuito delle infiltrazioni mafiose, impedendo che la criminalità colpisca imprese sane e competitive.

L’incontro conclusivo, che si è tenuto in largo Gemelli il 29 marzo, è stato presieduto e moderato dal professor Gabrio Forti, preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica, direttore del Centro studi “Federico Stella” sulla giustizia penale e la politica criminale (Csgp), e docente di Diritto penale e Criminologia, a cui compete la direzione scientifica del corso Afag insieme al professor Giovanni Fiandaca, direttore del Dipartimento di Studi europei e dell’Integrazione internazionale (Dems) dell’Università degli Studi di Palermo e docente di Diritto penale nello stesso Ateneo. Il direttore del Csgp ha evidenziato come la formazione dei futuri amministratori giudiziari è stata orientata alla trasmissione del valore “profittevole” della legalità. Compito della magistratura, della ricerca, delle istituzioni e degli amministratori giudiziari è gestire i patrimoni illecitamente accumulati e restituire alla collettività aziende sane, mostrando che l’intervento dello Stato contribuisce allo sviluppo economico del Paese.

Il professor Forti ha ringraziato i colleghi palermitani, il corpo docente e il comitato scientifico, il cui lavoro proseguirà anche il prossimo anno con la terza edizione del Corso Afag. I risultati raggiunti con le prime due edizioni del Corso, la permanente necessità di fornire risposte formative alle istanze provenienti dal mondo giudiziario, nonché la crescente importanza delle misure economiche di contrasto a criminalità economica e organizzata, suggeriscono che la strada intrapresa con il Corso di alta formazione sia quella giusta.

All’incontro hanno partecipato Costantino Visconti, docente di Diritto penale dell’Università degli Studi di Palermo e membro del Dems, Giuliana Merola, presidente della Sezione autonoma Misure di prevenzione del Tribunale di Milano, Fabio Licata, giudice del Tribunale di Palermo, Sezione Misure di prevenzione), e Giambattista Tona, consigliere presso la Corte di Appello di Caltanissetta.
 
Il professor Visconti, pur riconoscendo la necessità di competenze manageriali nella gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, ha ricordato che per l’amministratore giudiziario è fondamentale il possesso delle conoscenze giuridiche e della scienza commercialistica. A fronte della complessità della materia di riferimento, l’amministratore sarà costretto a operare in un contesto ben diverso da quello della normale amministrazione delle aziende. Per tali ragioni, risultano fondamentali le iniziative formative per amministratori giudiziari, che riescono a mettere in contatto i liberi professionisti con i magistrati e il mondo della ricerca, al fine di modellare i percorsi formativi sulla ricchezza della condivisione delle competenze.

Fabio Licata ha spiegato le particolarità del sistema delle misure di prevenzione. Le norme che prevedono i sequestri e le confische dei patrimoni illegali, infatti, permettono di superare molte delle difficoltà che, normalmente, la magistratura affronta nel corso dei procedimenti penali ordinari. L’urgenza di un intervento effettivo contro le infiltrazioni della criminalità nel circuito dell’economia lecita, rende necessario ripensare e riformare i tradizionali strumenti di intervento, affidandosi a mezzi più flessibili.
 
Giambattista Tona ha spiegato che la materia delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione è sempre stata poco conosciuta. Per tale ragione ha lamentato che l’eccessiva attenzione mediatica di cui sono oggetto i sequestri e le confische di prevenzione spesso distorce l’informazione, soprattutto quando propone scenari non veritieri. La cattiva informazione, infatti, non coglie le potenzialità di questi strumenti. Solo conoscenze profonde della materia, che si acquisiscono anche grazie alle collaborazioni tra università e magistratura, possono dar vita a riforme realmente migliorative del sistema.

Giuliana Merola ha illustrato nel dettaglio le maggiori criticità delle misure di prevenzione e delle prassi applicative, spiegando quali siano oggi le priorità di riforma del sistema. In particolare, si dovranno mettere in campo seri programmi di formazione delle procure che procedono ai sequestri, secondo modalità uniformi presso tutte le sezioni specializzate. La mancanza di raccordo tra gli operatori, invero, crea disfunzionalità e inconvenienti, a scapito delle enormi potenzialità delle misure di prevenzione.