Filippo GalliPoco ottimismo per la capacità del calcio di riformarsi, ma tanta speranza che giocatori e dirigenti si ricordino del valore educativo dello sport e della sua forza simbolica per i giovani.

Filippo Galli, grande difensore del Milan di Arrigo Sacchi e di Fabio Capello fino a metà degli anni Novanta, dal 2009 responsabile del settore giovanile della squadra rossonera e ora prezioso collaboratore dell’Università Cattolica, in particolare della facoltà di Psicologia, dove partecipa come testimonial al master Sport e intervento psicosociale, si interroga sugli scandali che hanno attraversato il calcio mondiale e nostrano, non ultimo l’arresto, in questi giorni di presidente e dirigenti del Catania.

I fatti sono noti e si possono racchiudere nella massima di Montesquieu: “Il potere corrompe, il potere assoluto corrompe assolutamente”. L’inchiesta dell’Fbi sulla Fifa e in particolare su Joseph Blatter, da 17 anni a capo della massima federazione del calcio mondiale, che ha portato all’arresto di alcuni dirigenti, compreso il suo braccio destro, Jerome Valcke, sta delineando una macchina della corruzione che travolgeva tutto, dalla distribuzione dei diritti televisivi e di marketing, alla stessa assegnazione dei campionati del mondo. Nell’occhio del ciclone è finita, in particolare, una presunta tangente da 10 milioni di dollari pagati dalla Federazione sudafricana per favorire l’assegnazione, appunto al Sudafrica, dei Mondiali del 2010.

Un male, dunque, non solo italiano. Dopo gli scandali di Calciopoli nel 2006 e dopo i ripetuti episodi di truffa e frode fiscale legati alle scommesse nel mondo del calcio in Italia (non solo nel 2011 ma, prima, nel 1980 e 1986), esplode, dopo tre anni di indagini delle autorità americane, il terremoto al massimo livello del calcio mondiale, che ha portato alle dimissioni di Blatter dalla presidenza della Fifa pochi giorni dopo la surreale rielezione. Entro marzo 2016, verranno indette nuove elezioni.

Per un nuovo inizio della governance del calcio Galli non è ottimista: «Non so quanto riforme, regole o addirittura leggi possano fermare questi fenomeni di criminalità perché poggiano le fondamenta in ambienti parzialmente o totalmente privi di moralità».

Sarebbero auspicabili, ancora prima delle misure punitive, azioni di prevenzione di questi fenomeni e del loro dilagare? «Forse le posizioni di potere, soprattutto quelle ai massimi livelli, dovrebbero sottostare al controllo di comitati etici appositamente costituiti con il compito di supervisionare il loro operato».

Il ministro della Giustizia americano, Loretta Lynch, ha accusato i dirigenti della Fifa di qualcosa di più grave degli atti corruttivi in sé: “avete rubato ai bambini innamorati del calcio”. Sono in molti ad auspicare il ritorno ai “vecchi” valori del calcio che fu, quali il rispetto, l’onestà la correttezza, la tolleranza.

Chiediamo a Filippo Galli se ritiene che questi valori restino universali e/o che debbano aggiornarsi, in linea con le evoluzioni del mondo del calcio. Servono ancora i calciatori-simbolo? «Tutto lo sport, compreso il calcio, è metafora della vita, in cui valori come il rispetto delle regole, degli avversari, dei compagni devono essere sempre sostenuti e perseguiti. In questo ambito gli adulti devono essere esempio e guida per i più giovani. Purtroppo non sempre i giocatori “simbolo”, o almeno alcuni di loro, si sono mostrati all'altezza di un compito educativo così importante e fondamentale. Questo non deve fungere da alibi per i nostri ragazzi e per le loro famiglie, ma deve ancor di più far capire alla base quanto sia importante l'impegno quotidiano di tutti in tal senso».

Su questo aspetto, possiamo sperare? «È un traguardo che potrà essere raggiunto non senza fatica e solo grazie alla collaborazione di tutti».