Essere segnalati a 25 anni da Variety, la bibbia dello showbusiness americano, come uno dei giovani emergenti da tener d’occhio dell’industria del cinema, non è da tutti, ancora meno se si tratta di una sceneggiatrice che non è né inglese, né americana, ma italiana. Stiamo parlando di Gaia Violo, che ha finora bruciato le tappe ed è sulla rampa di lancio della sua carriera. Un momento importante di svolta, per Gaia, è stato nel 2010, quando ha partecipato a una Summer School sul cinema dell’Università Cattolica.
Ma andiamo con ordine.

Gaia, come è nata la tua passione per le storie e per il cinema? Sono nata a Palermo 25 anni fa. Ho vissuto a San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, fino a 17 anni e ho frequentato il liceo Classico di Caltanissetta. Ero di una timidezza assoluta da bambina, ma avevo un mondo tutto mio che riempiva le mie giornate. Con due fratelli e una sorella più piccoli, ho sempre raccontato storie, non importa se ci fossero pirati o innamorati. L’immaginazione era un modo per superare la timidezza e connettere con il mondo esterno. Un dono ricevuto che mi ha portato a scrivere e voler creare film.

Qual è stato il passo successivo? Consapevole della mia "vocazione", all'età di quattordici anni ho iniziato a spendere le mie estati a Londra. Questo mi ha dato la possibilità di perfezionare il mio inglese e di entrare alla UCL (University College, London), un'università che insieme a poche altre (Cambridge e Oxford tra queste) fa parte del Golden Triangle. Mentre conseguivo la laurea in lettere classiche, ho iniziato a fare tirocini e corsi supplementari. Il primo anno sono stata alla University of Southern California, a Los Angeles.

Poi c’è stato l’incontro con la Cattolica. Nel secondo anno ho seguito la Summer School in Cinema Projects Development dell’Università Cattolica che ha aperto la strada per la mia carriera. Lì ho incontrato Bobette Buster, la docente principale del corso, che è stata poi molto importante per i miei primi passi a Hollywood. Inoltre, grazie ai contatti del professor Armando Fumagalli, dopo la Summer School ho anche potuto fare uno stage in Italia alla Lux Vide (ho collaborato alla produzione di Ho Sposato uno Sbirro 2 e Cenerentola, entrambi per Rai Uno). Un anno dopo, grazie anche al tirocinio in Lux, ho lavorato in una compagnia inglese che produceva pubblicità.

E quando è avvenuto lo sbarco in America? Appena laureata, sono partita per Los Angeles e ho seguito un Professional Program in sceneggiatura alla UCLA per due anni. Nel frattempo ho lavorato un anno come assistente personale per la stessa Bobette Buster che avevo conosciuto alla Summer School qualche anno prima, per poi entrare come tirocinante a Mosaic, una rinomata compagnia manageriale che rappresenta artisti come Will Ferrell e Jessica Chastain.

E sei poi entrata nel master della UCLA… Sì, due anni fa, sono stata accetta al master in Sceneggiatura dell’ateneo californiano. È un corso di due anni aperto a soli diciotto studenti l'anno e vanta alunni quali Francis Ford Coppola, Eric Roth (sceneggiatore di Forrest Gump, Insider, Il curioso caso di Benjamin Button) e David Koepp (Mission Impossible, Spider Man) e molti altri professionisti di primo piano di Hollywood. Il master costituisce un'entrata privilegiata sia nel campo specifico della sceneggiatura, sia in quello più vasto del lavoro. Produttori, agenti e manager hanno diretto accesso alle sceneggiature e le più importanti case cinematografiche tendono ad assumere studenti di questi corsi di maggior prestigio di UCLA e USC.

Cosa hai fatto in particolare in questi due anni? Sotto la guida di capacissimi professori, ho scritto una sceneggiatura originale per la TV che si è aggiudicata diversi premi a Hollywood e alla UCLA. Case di produzione e manager hanno iniziato ad interessarsi al prodotto e a me come scrittrice. Adesso ho un manager e tre agenti della CAA (una delle principali talent agencies di Hollywood, NdR), che curano la mia carriera. Sono infatti rappresentata dalla management company responsabile di film come Prisoners (con Hugh Jackman) e con gli agenti che curano la carriera di Steven Spielberg.

E con la Cattolica, hai ancora qualche contatto? Ho continuato fino a oggi a mantenere i contatti con la Cattolica, partecipando a ricerche e pubblicazioni dirette dal professor Fumagalli e dal suo team che lavora al Master di sceneggiatura dell’Università: con loro mi occupavo e mi occupo in particolare di film e industria hollywoodiana. Con il professor Fumagalli mi sento con una certa frequenza, non solo per questi lavori, ma anche perché mi ha dato consigli molto importanti per scelte che dovevo fare per la mia carriera.

In questi anni hai fatto anche altre esperienze professionali? Negli ultimi due anni ho anche potuto lavorato su CSI: Scena del Crimine (tanto da comparire con qualche cameo nella stagione 15…). Un’altra cosa per me molto importante è che due mie sceneggiature (piloti di serie) sono stati acquistati dalla Sony e li stiamo ora sviluppando perché diventino, se tutto va bene, altrettante serie televisive. Il percorso è lungo ed è come una corsa a ostacoli, ma io ci spero.