di Andrea Calaresi *

«Nessuna idea è stupida»: non è stata la prima frase di Bobette Buster, ma è la prima che voli ad appuntare sui fogli ancora bianchi. Fino a quella frase, eri troppo distratto dal concetto di “summer” per badare realmente a quello di “school”: sei in un bell’albergo a due passi dal lago, sei in buona compagnia, sei onestamente convinto di essere in vacanza, anziché a un corso estivo di formazione a Belgirate sul lago Maggiore, a lezione da Bobette Buster, script consultant internazionale e docente alla University of Southern California.
 
E mentre il tuo cervello si ostina a ragionare in ottica vacanziera, forse a causa delle barchette che veleggiano sul lago a pochi metri da te, ecco che arriva la scintilla delle idee stupide, e ti ritrovi a pendere dalle labbra di questa carismatica donna americana, a non perdere una sillaba di quello che dice, a riempire di appunti i tuoi fogli non più bianchi. È bastata una piccola frase, di per sé semplice e universale, per entrare davvero nel vivo del corso. E così ti dimentichi le barchette sul lago e ti concentri unicamente sulla cascata di informazioni che ti piombano addosso.

I primi due giorni sono dedicati a lezioni frontali, e se anche il tuo inglese non è un granché, Bobette è chiara e precisa, spietata e sintetica, attenta a ciò che dice e a come lo dice. Dopo pochi minuti, perdersi o distrarsi diventa impossibile, perché lei è abilissima nello spiegare qualsiasi cosa come se stesse semplicemente raccontando una storia. E in fin dei conti, è proprio di questo che si sta parlando, di come raccontare una storia. Le sue lezioni hanno per tema centrale la sceneggiatura per il cinema, ma in sottofondo risuonano le stesse note alla base di un qualsiasi altro prodotto di narrativa. Una melodia che, in poco tempo, ti diventa molto familiare.





Dopo soli due giorni, ti ritrovi ad aver accumulato una gran quantità di preziosi consigli, ma non solo, hai anche l’occasione di condividere dubbi ed entusiasmi con quell’allegra squadra di compari che hai appena conosciuto e che con te condividono questa esperienza intensissima. E, inaspettatamente, risulta subito facile confrontarsi con persone che hanno la tua stessa passione. È anzi difficile riuscire a farne a meno. Si parla, si chiacchiera, si discute, il lago poco lontano e una birra sul tavolino, sembra di nuovo di essere in vacanza, eppure no, perché senti che stai imparando qualcosa di utile, anzi di fondamentale per la tua crescita professionale e, sì, anche personale. Il bello, però, deve ancora venire.

Finite le lezioni, si comincia a fare sul serio: la compagnia viene divisa in due gruppi composti da una decina di persone, due soggetti e una sceneggiatura per ciascun gruppo. Bobette fa da jolly, gestendo i lavori di entrambi i gruppi, che si spartiscono mattine e pomeriggi per non sovrapporsi. Il lavoro su ogni progetto è una via di mezzo tra un seduta di brainstorming e una terapia di gruppo: soggetti e sceneggiature vengono analizzati e sviscerati alla presenza degli autori, si trovano i punti di forza e si cercano i punti deboli, si prova a fare gioco di squadra per migliorare ogni singolo progetto. Bobette guida le danze, fa ordine in quell’ammasso di nuove idee, domina il dibattito con le sue proposte. Lei è l’autorità indiscussa, ma nel gruppo vige la democrazia: chiunque può dire la sua, ogni suggerimento è bene accetto, ogni critica costruttiva è la benvenuta. «Nessuna idea è stupida», questa è la regola.

Da queste sessioni di lavoro esci piacevolmente sfibrato, ma non abbastanza: il confronto tra i membri del gruppo continua, sorgono altri dubbi e nascono nuove possibili soluzioni. I frutti dell’iniziale brainstorming continuano a moltiplicarsi, ben lontani dall’essersi effettivamente esauriti. Ma intanto si prosegue, si leggono i progetti successivi, con la sana curiosità di sapere cosa verrà fuori dalla prossima sessione. All’improvviso, ti ricordi di aver scritto uno di quei progetti che i tuoi compagni stanno leggendo: hai sempre sospettato che quella sceneggiatura fosse piena di falle e di problemi strutturali, ma ora i sospetti diventano certezze. Tutti, lì intorno, stanno perdendo del tempo prezioso a causa tua, tanto che vorresti scusarti con loro per quello che hai scritto. Tutti, lì intorno, si segnano a margine chissà quali macroscopiche mancanze, aspettando solo il momento di rivelarle in pubblico. Via il dente e via il dolore, arrivi vigliaccamente a sperare che presto tocchi a te.

Quando arriva il momento del tuo progetto, l’ansia viene superata da qualcos’altro: non è orgoglio, e nemmeno protettivo istinto materno verso la tua creatura. È piuttosto il bisogno sincero di sentire l’opinione altrui, di avere dei riscontri sensati, di ricevere utili consigli su cui basarsi in futuro. Come sempre, Bobette fa iniziare il dibattito con gli aspetti positivi del progetto sotto esame, prima di passare agli aspetti negativi e alle possibili soluzioni: apprezzi i complimenti, ma ti stai già preparando al peggio. Le bordate cominciano ad arrivare, sempre più mirate e sempre più vicine alla linea di galleggiamento di quella fragile imbarcazione che è la tua sceneggiatura. A sorpresa, scopri di apprezzare più quelle bordate che i complimenti che le hanno precedute: ogni critica è anche un consiglio, ogni difetto è anche un suggerimento per sistemarlo, ogni falla scoperta è anche uno stimolo per ripararla.

Lavorare sui progetti altrui è utile, ma è utilissimo lavorare in questo modo su un tuo progetto. Ne esci piacevolmente sfibrato, come dalle altre sessioni, ma anche molto motivato: avresti già voglia di rimetterti a scrivere, di applicare i suggerimenti ricevuti, di mettere in pratica quello che hai appena imparato. Le lezioni di Bobette Buster ti indicano una via possibile, le sessioni di gruppo ti mostrano delle alternative, il confronto con gli altri ti regala nuovi stimoli.

Non è facile scrivere, non è facile raccontare una storia, non è facile voler essere un narratore per professione, sei immerso nelle tue incertezze e nelle tue paure, alla continua ricerca di un qualsiasi incoraggiamento. Eppure scopri che per ritrovare la giusta carica, è sufficiente una piccola frase, di per sé semplice e universale, la prima che voli ad appuntare sui tuoi fogli ancora bianchi: «Nessuna idea è stupida», questa è la regola.


* Ex-allievo del Master in Scrittura e Produzione per la Fiction e il Cinema, partecipante alla Summer School dell’Almed in Cinema Projects Development che si è svolta dal 6 al 12 luglio a Belgirate (Vb)