Il tavolo dei relatori con il professor MolteniA powerful opportunity to make networking among Business Schools. Sono le parole chiave della mission di Cladea che il 6 settembre scorso hanno accolto a Milano i partecipanti al meeting annuale dell’organizzazione che raduna oltre 200 business school dell’America Latina, ma anche di Stati Uniti, Europa e Oceania.

In collaborazione con Asfor, l’Associazione Italiana per la Formazione Manageriale, Cladea ha organizzato una giornata di confronto sulle Best Practice in Management Education, ospitata in Università Cattolica con la partecipazione delle sue Alte Scuole. All’incontro internazionale che ha concluso il Cladea Annual Meeting hanno partecipato università e business school da Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Italia, Messico, Perù, Portogallo, Portorico e Uruguay.

«Il sistema delle Alte Scuole rappresenta non solo un polo di eccellenza internazionalmente riconosciuto, ma anche un unicum nel panorama delle istituzioni di formazione avanzata, per la sua capacità di coniugare la più avanzata preparazione professionale con l’oggi indispensabile educazione personale e comunitaria» ha affermato Giovanni Marseguerra, delegato del Rettore per il coordinamento dell'offerta formativa, aprendo i lavori. «La cifra dell’Ateneo – ha proseguito sottolineando la profonda connessione con la mission della Cattolica – è rappresentata da una educazione che punta alla promozione della persona nella sua interezza, conseguita attraverso una costante attenzione non solo alla multidisciplinarietà, ma soprattutto alla interdisciplinarietà, da intendersi come un dialogo serrato tra discipline dove l’incontro e la mutua contaminazione conducono a un incivilimento della società».

Al tavolo le principali realtà che si occupano di educazione manageriale: per l’Italia, quattro programmi formativi e quattro aziende partner, per raccontare di concrete esperienze di collaborazione all’interno dei Master: Sda Bocconi, Mib School of Management, Mip Business School e Altis Università Cattolica. Per l’America Latina è intervenuta Elsa Del Castillo Mory, presidente di Cladea, a nome delle Scuole sudamericane.

Il professor Mario Molteni, direttore di Altis, ha fatto riferimento al concomitante incontro con il top management del Sebrae, il Servizio brasiliano di sostegno alle micro e piccole imprese, una sorta di “confindustria” brasiliana: «È un esempio di collaborazione tra Italia e America Latina, un rapporto che intendiamo non solo consolidare ma anche approfondire». Con loro Altis condivide infatti un modello imprenditoriale, quello delle Pmi, al cuore del tessuto produttivo del nostro Paese e sempre più strategiche nel contesto economico brasiliano, con un contributo al Pil che è passato dal 21% al 27% dal 1985 a oggi.

«We do not teach entrepreneurship, we train entrepreneurs», afferma Molteni citando uno degli obiettivi di Altis. Parole che colpiscono la platea, perché sono alla base della creazione di un progetto che lo stesso Molteni definisce unico: forte orientamento sociale e opportunità di sviluppare un segmento di mercato che non è normalmente osservato dalla business school e che può al contempo diventare una piattaforma per la crescita internazionale delle Pmi italiane.

Il progetto è un Mba – Global Business and Sustainability, un programma dalla formula “originale” fondata sull’imprenditività dei partecipanti: inizia con una business idea competition, prosegue con un business coach a tempo pieno a disposizione degli studenti, e offre un sistema di mentorship di imprenditori di successo che sostengono i partecipanti, mescolando lezioni in presenza e a distanza. Il tutto a un costo accessibile. «In questo programma non ci rivolgiamo a job seekers, ma a job creators», incalza Molteni: i protagonisti sono imprenditori che abbiano un’idea di business da sviluppare.

La differenza di impostazione, rispetto alle classiche business school appare subito evidente. Le Alte Scuole puntano su un proprio ruolo attivo di responsabilità sociale, anche a livello internazionale.

«Noi sentiamo molto il valore del contributo che l’Università Cattolica, attraverso Altis, può portare alle giovani università cattoliche nei Paesi del sud del mondo - continua Molteni -: il rapporto è infatti sempre tra un ateneo consolidato e una giovane università, dove il primo è interessato ad avere un progetto innovativo che lo ponga in una rete internazionale e la seconda mira anche a un’occasione di capacity building per docenti e staff».

L’approccio di Altis ha “contagiato” le business school latino-americane presenti, interessate a una modalità aperta di lavoro comune, per ricercare un modello di sviluppo che sia adatto al contesto locale. Un modello che, come già sperimentato in Africa, pone l’università al centro di un ecosistema, in grado di coinvolgere istituzioni, fondazioni, investitori e acceleratori all’interno di un circolo virtuoso.

Scambio di business cards: si comincia.