L’emergenza immigrazione continua. Nell'ultimo anno gli arrivi in Italia sono stati oltre 165mila con un aumento percentuale del 400 per cento rispetto all'anno precedente. Una marea umana frutto soprattutto di una situazione di instabilità che l'Europa non affrontava dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Il prefetto Mario Morcone, che dal 13 giugno di quest'anno ricopre la carica di capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno, è in prima linea su questo fronte. Ospite di un incontro fiume con gli studenti del master in Competenze interculturali dell'Università Cattolica l’11 dicembre, Morcone ha ripercorso la strategia adottata dall’Italia per gestire questo fenomeno.

Il numero delle crisi che si sviluppano ai confini dell’Europa è in continuo aumento: Afghanistan, Iraq e Siria, Libia, Ucraina, Eritrea e Somalia sono le principali. Non a caso le due nazionalità maggioritarie tra i profughi sono quella siriana ed eritrea. Nazionalità molto distanti geograficamente, ma che seguono le stesse rotte migratorie, decuplicando gli introiti della criminalità organizzata che le gestisce. Tappa finale di questa rotta africana è quasi sempre la Libia da dove partiranno le famigerate carrette dei mari dirette verso le coste italiane.

La prima fase dell'intervento umanitario da parte dell'Italia è l'operazione Mare Nostrum che tramite il pattugliamento del Mediterraneo con droni e un sottomarino permette di recuperare i migranti dalle imbarcazioni su cui sono stivati prima che queste affondino, come troppo spesso è accaduto in passato.

Dal recupero in poi comincia la parte più complicata del nostro impegno, che vede il prefetto Morcone in prima fila nell'organizzare l'accoglienza. Centri focali di questo sistema sono le strutture Sprar (Sistema protezione richiedenti asilo), una per regione italiana, e i Cara (Centri accoglienza richiedenti asilo).

Strutture che permettono di mettere in atto un'operazione di partner-sharing nella gestione delle politiche migratorie che in molti si augurano venga presto replicata nelle modalità a livello europeo. Ma non è solo con i posti letto che si fa fronte all'emergenza. La revisione delle richieste di asilo è stata ottimizzata raddoppiando le commissioni preposte che sono passate dall'essere 10+10 a 20+20. Proprio per incentivare lo smaltimento di queste pratiche è stato imposto che il massimo tempo di permanenza in un centro di accoglienza sia di 90 giorni e non più di 18 mesi come da legislazione precedente.

Legislazione e strutture adeguate, ma non è ancora sufficiente. Secondo Mario Morcone serve più coraggio nell'affrontare la situazione, prima di tutto da parte della politica. Dobbiamo tornare a interagire con gli Stati africani, tornando sul loro territorio per analizzare in loco le richieste dei richiedenti asilo. Maggior presenza sul territorio per prevenire i viaggi della speranza e gli introiti della criminalità organizzata. Serve un meccanismo di immigrazione regolare verso l'Italia che non si è mai previsto a causa dell'instabilità dei governi italiani e del tornaconto politico dei singoli partiti.

E a livello europeo? Occorre una nuova casa Europa, più coesa e solidale, che risponda alla sofferenza con maggiore umanità e solo in un secondo momento con burocrazia e controlli. Secondo Morcone non «possiamo permetterci di dimenticare che un uomo privato della sua dignità non ha più nulla da perdere, vita compresa, pur di salvarsi da una situazione dove non vede più speranza».