Comunicazione politica e comunicazione istituzionale sono la stessa cosa? «No, sono due cose completamente differenti», spiega Roberto Basso, portavoce del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e prima di lui dei ministri dei precedenti governi, Barca e Saccomanni. Basso ne ha parlato con gli studenti del master in Media relation e comunicazione d'impresa dell’Università Cattolica nella sede di via Carducci a Milano, nel corso della sua lezione del 12 gennaio.

Il primo avvertimento di Basso per la sua platea è che il campo della comunicazione, sia politica sia istituzionale, è un campo di battaglia, in cui ogni giorno viene fatto un lavoro di crisis management che ricorda molto quello della comunicazione aziendale.

Ancora di più quando in un periodo di crisi del Paese le istituzioni assistono al «quotidiano stillicidio di dati e informazioni negative» provenienti dai centri di ricerca come l’Istat, che pubblicano dati sulla produzione industriale, la fiducia dei consumatori, l’occupazione e la disoccupazione fornendo un quadro che Basso definisce «scoraggiante». Le istituzioni devono essere sempre in grado di replicare efficacemente a questi scenari e alle stesse forze politiche, che hanno l’interesse a sfruttare un clima e dei dati negativi.

L’economia, infatti, costituisce il primo terreno dello scontro politico tra le forze parlamentari di maggioranza e opposizione, rispetto al quale il Governo mantiene un ruolo terzo in quanto rappresentante tutti gli italiani. La comunicazione istituzionale è quindi necessariamente distinta dalla comunicazione politica: la prima si occupa di favorire l’attuazione delle politiche; la seconda coincide piuttosto con la comunicazione di partito, che mira ad accrescere il consenso e arrivare, attraverso le elezioni, a conquistare il diritto di governare ed esercitare legittimamente il potere. 

«Il paradosso – spiega Basso – è che le competenze necessarie per vincere le elezioni non hanno nulla, o quasi, a che fare con le competenze che servono poi nei fatti per governare». «I partiti – continua – oltre a selezionare una classe dirigente, dovrebbero essere i luoghi dove formarla, in modo che chi vince le elezioni sia in grado anche di governare».

La comunicazione politica, ha inoltre un grosso difetto, secondo il portavoce del ministro dell’Economia: «Può rivelarsi irresponsabile, soprattutto nel caso di un candidato che abbia la convinzione di non vincere e sarà quindi più portato a fare false promesse». Questo produce nei cittadini una perdita di fiducia nei confronti degli attori politici. «Chi invece si pone il problema della vittoria, cercherà di portare avanti un tipo di comunicazione più responsabile, che verifica in anticipo le possibilità di realizzazione dei propri punti».

La comunicazione istituzionale, secondo Basso, è «fondamentale in quanto leva per l’attuazione delle politiche pubbliche, posto che essa non sia soltanto un modo di confezionare un prodotto, ma un’attività strategica di sostanza». Il modo migliore perché le politiche pubbliche siano attuate è che i loro destinatari, cioè i cittadini, non siano trattati solo da soggetti passivi, ma ne siano coinvolti.

«Il nuovo sistema di dichiarazione dei redditi in vigore dal primo gennaio – esemplifica Basso – consentirà al cittadino che voglia essere attivo di accedere a una versione già in parte compilata, risparmiandogli il passaggio dal commercialista e dal Caf». La facilità d’attuazione delle leggi, poi, dipende dalle leggi stesse. Dato un obbligo, va stabilita anche una sanzione e un sistema di controllo del rispetto delle regole. «Raramente però – ammette Basso – la pubblica amministrazione pone una vera attenzione sull’attuazione».

Così, il portavoce di Padoan individua le tre regole fondamentali per un’istituzione che funzioni: «La presenza di un obiettivo chiaro, un risultato da conseguire concretamente identificato e misurabile; un termine fissato, entro il quale conseguire quell’obiettivo; infine, un soggetto, che si tratti di persona o istituzione, che ha la responsabilità delle prime due cose e che paghi se l’obiettivo non viene raggiunto entro la scadenza». E se nella pubblica amministrazione pochi ragionano in questo modo e il linguaggio con cui si comunica con il cittadino sembra tutt’altro che chiaro, una riforma in merito è uno degli obiettivi di questo governo. 

«Il coinvolgimento – prosegue Basso – è stato agevolato dall’avvento della rete e dei social network, che hanno trasformato la comunicazione in bidirezionale e hanno reso più che mai necessaria una strategia». Dopo l’epoca dei semplici comunicati stampa diffusi tramite le agenzie, Twitter è diventato un strumento altrettanto efficace per dare i giornalisti e ai cittadini le notizie e, in certi casi, per rispondere alle domande di questi interlocutori. E così, anche i percorsi all’interno del sito internet del ministero dell’Economia (www.mef.gov.it/), si diversificano. Non rappresentano più soltanto un contenitore di comunicati, ma anche uno spazio di autorappresentazione, dove rispondere con la propria interpretazione ai dati negativi di si è parlato precedentemente.

Grazie a una buona comunicazione istituzionale, infine, è possibile per l’Italia riguadagnare la fiducia da parte degli altri Paesi. «Nei confronti del nostro Paese – spiega Roberto Basso – esistono numerosi pregiudizi: è da questi che nasce la diffidenza, il principale nemico della realizzazione di politiche comuni». È per questo che nasce un programma come #prideandprejudice che veicola quei dati economici dell'Italia di cui non si parla mai, o quasi, che la rappresentano come un Paese virtuoso e con cui è possibile abbattere il pregiudizio. «Pochissimi sanno che l’Italia è il paese con il rischio di deflazione più basso d’Europa».