Gli studenti della Summer School Arte e Fede guidati da Marco Braghin (al centro)Da un apparente “flash mob” tra i visitatori delle Basiliche di Assisi a un progetto di catalogazione e valorizzazione dei beni storico artistici del Sacro Convento di Assisi il passo è stato breve. Sul finire del mese d’agosto della scorsa estate, gruppi di partecipanti alla Summer School Arte e Fede, con al collo il badge dell’Università Cattolica, intervistavano turisti e fedeli cogliendoli un po’ alla sprovvista. Il 4 marzo prenderà il via nuovo, inedito programma di tirocini formativi che coinvolgerà studenti di laurea magistrale e della Scuola di Specializzazione in Beni storico artistici, impegnati per diversi mesi nel lavoro di lettura e scoperta del valore artistico dell'immenso patrimonio culturale francescano.

Nato come “start up” della Summer School Arte e Fede, il progetto di tirocini si inserisce nel fruttuoso rapporto che lega l’Università Cattolica con la realtà conventuale generata da San Francesco. 

«Quello che a fine agosto poteva apparire un flash mob consisteva nella parte più vistosa dei laboratori di valorizzazione, pensati per la seconda edizione della Summer», racconta Marco Braghin, tutor della Summer School e studente al secondo anno della Scuola di Specializzazione, che segue da vicino la preparazione dei lavori insieme ai referenti scientifici Marco Rossi e Alessandro Rovetta e coordinerà i tirocinanti più junior nei due percorsi di catalogazione e valorizzazione.

«Quattro gruppi di studenti si sono avvicendati, in un primo momento, nell’analisi di altrettanti aspetti strategici per un sito monumentale come la Basilica: le piattaforme web (come il sito e la app), la connessione con altri luoghi francescani, i flussi turistici e l’apparato didattico - prosegue Braghin -. Fattori studiati attraverso la somministrazione di questionari ai visitatori e tramite una scrupolosa osservazione dello status quo. In un secondo momento, invece, i dati raccolti sono stati elaborati, tradotti in semplici statistiche e, in alcuni casi, confrontati con altre importanti realtà religiose e culturali italiane».

Cosa ha prodotto quell’indagine? «Al di là dei dati che sono emersi (il 56% delle persone intervistate era ad Assisi per la prima volta, mentre l’83% ha manifestato il desiderio di ritornarci), ha colpito maggiormente innanzitutto la modalità del lavoro proposto: la preoccupazione nell’affrontare il luogo nella sua complessità di valori artistici e spirituali e la particolare attenzione rivolta ai turisti e ai pellegrini: i veri protagonisti della nostra indagine». 

E poi? «L’altro ingrediente inaspettato è stata l’intraprendenza degli studenti. I laboratori hanno offerto suggerimenti e percorsi di studio imprevisti, che sono stati colti da studenti e da docenti e infine accolti positivamente dalla stessa comunità francescana. Questi input sono convogliati nei progetti formativi previsti per questa primavera, che vedranno venti universitari impegnati nella catalogazione dei manufatti della Basilica e nella realizzazione di sondaggi in vista di una valorizzazione del complesso».

Quali obiettivi vi siete prefissi con questo progetto di tirocini e quali sono le attese della committenza? «Ideale e metodo vincenti non si cambiano: l’uomo come protagonista della visita e la relativa percezione del carisma francescano attraverso il linguaggio dell’arte rimangono il fulcro della nostra ricerca. Va tuttavia affinata la tecnica, perfezionando in senso più scientifico l’indagine, iniziando da studi preliminari sulla fattibilità, passando poi alla costruzione e somministrazione del questionario, verificando il campionamento, fino all’analisi critica e comparativa dei dati raccolti». 

Cosa vi proponete di fare? «L’obiettivo è duplice: raccogliere più elementi per poter dire chi sono quelle migliaia di persone che affollano ogni giorno il santuario francescano e mostrare ai futuri stagisti un’ulteriore professionalità, che nel campo della gestione dei beni culturali potrebbe avere interessanti sviluppi. Le attese alte, ma condivise, del Sacro Convento consistono nel rilevare le aspettative, le impressioni e le riflessioni presenti prima, durante e dopo la visita alla Basilica di San Francesco secondo una prospettiva ontologica».

Ma il progetto non si ferma qui, non è vero? «A questo stage è affiancato un ulteriore tirocinio dedicato alla catalogazione delle opere d’arte. L’obiettivo per il 2015 è la schedatura di circa 300 manufatti, tutti conservati all’interno del museo della Basilica. Questo lavoro porterà, non solo alla stesura di una scheda OA (completa di tutti i dati anagrafici, tecnici, stilistici e bibliografici delle opere), ma consentirà al Sacro Convento di tutelare e conservare meglio i propri tesori. La catalogazione secondo i criteri ICCD permette infatti di registrare lo stato di conservazione, monitorandone quindi il degrado, e di riportarne la localizzazione, garantendo maggiore possibilità di salvaguardia e sicurezza dei manufatti artistici».

Cosa c’è al fondo del rapporto consolidato con il Sacro Convento? «Un modo diverso di guardare. L’orizzonte percepito durante le passate Summer, ha scosso tutti: la tematica, gli incontri e il luogo della scuola estiva non lasciano indifferenti. Attirano e portano ad affrontare lo studio in modo differente. L’origine di questa riscoperta sta nella possibilità di confrontarsi direttamente con le opere mantenute nel loro contesto originario: “la critica fatta in presenza dell’opera” non è solo questione di filologia, ma l’occasione per tutti di sperimentare cosa vuol dire fare esperienza della Bellezza. Non c’è dubbio: la tematica Arte e Fede ha spalancato a tutti lo sguardo e la ragione, perché ha guidato tutti a osservare le opere alla luce del loro significato ultimo, trasmesso e vissuto dalla eccezionale presenza della comunità conventuale francescana».