di Lorenza Anselmi *

Lorenza AnselmiWe, come “noi”, ma anche come Women ed Expo. Da un anno lavoro al progetto realizzato da ministero degli Affari esteri e Fondazione Mondadori, finalizzato all’esposizione universale del 2015. Un lavoro a cui sono arrivata dopo aver frequentato il master Progettare cultura nell'anno accademico 2012-2013.

We-Women for Expo è nato per valorizzare l’universo femminile nell’ambito della manifestazione milanese del prossimo anno. Ci troviamo in una fase di profondo cambiamento sociale ed economico che rende necessario ripensare il concetto di crescita. In questo importante passaggio storico e culturale, in occasione di un grande evento internazionale come Expo, la prospettiva femminile può rappresentare un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile. In linea con il tema dell’esposizione, la donna nutre, educa, è naturalmente portata a pensare al plurale, a fare insieme, a cooperare, alla condivisione creativa e al non spreco. Una logica secondo cui la crescita e l’arricchimento sono intesi non come sfruttamento indiscriminato delle risorse, ma come relazione e condivisione.

Da questa premessa We ha avviato diversi progetti specifici: la Carta delle Donne, che riporterà i punti chiave sui diritti e sul ruolo delle donne nel campo della sicurezza alimentare; il Romanzo del Mondo, in cui a scrittrici provenienti dai paesi partecipanti a Expo chiederemo un racconto legato al cibo e al nutrimento, per comporre una grande narrazione collettiva; il Global Creative Thinking, che mira alla creazione di un’opera d’arte collettiva realizzata da artiste provenienti dalle più diverse culture; i bandi di concorso per progetti al femminile, sviluppati con Padiglione Italia (in particolare, We-Progetti delle donne, rivolto alle imprenditrici, e We-Progetti per le donne, rivolto ad associazioni e Ong); la Tavola del Mondo, una tavola planetaria, che inaugurerà Expo e che legherà simbolicamente tutti i paesi attraverso il gesto del nutrirsi; Ambassador We, in cui scrittrici, giornaliste, artiste, scienziate, imprenditrici si fanno portavoce del progetto e condividono i propri pensieri su donne, cibo e nutrimento; le Ricette per la Vita, in cui a tutte le donne chiederemo di segnalarci un piatto che ricorda un momento felice o che rappresenta le proprie radici, un esempio di buona pratica per combattere gli sprechi o un pensiero rivolto al futuro.

L’aspetto più importante di questo progetto è il modo in cui attraverso il pensiero e le pratiche delle donne si scopre come il cibo sia veicolo non solo di nutrimento ma di conoscenza, tradizioni, contenuti affettivi, relazionali, simbolici che diventano patrimonio condiviso per uno slancio vitale verso il futuro. E qui emerge che We non è solo l’acronimo di “Women for Expo”, ma anche un “we” evoluzione di un “me”, una leva per un femminismo di nuova generazione che ha nell’inclusione e nella condivisione, con uomini e donne, il suo valore fondante.

Questo We-Noi è qualcosa a cui dobbiamo tendere ma è già naturalmente in ognuno di noi, qualcosa che sperimentiamo attivamente nei nostri percorsi personali e professionali. Si cresce, si studia, ci si prepara per portare il proprio contributo alla collettività o più nello specifico in un gruppo di lavoro. E a seconda della propria indole, dei propri punti di forza e della propria sensibilità, si riceve per poi restituire. Per me è stato proprio così. L’ho vissuto in prima persona nel passaggio dal master Progettare cultura a questo progetto. Nel mio caso l’aspetto forse più caratterizzante del master è quello che ora più mi aiuta nel mio lavoro quotidiano: l’unione tra la “visione” e la concretezza. La preparazione e il continuo allenamento da una parte a “pensare in grande”, a non porsi limiti nell’Immaginare, dall’altra al rendere queste idee concrete, fattibili. Un’attitudine fondamentale in un progetto come Women for Expo, sostenuto da valori sociali ed emozionali profondi che devono poi concretizzarsi in azioni che abbiano ricadute positive reali e tangibili.

* diplomata al master Progettare cultura nell'anno accademico 2012-2013. Attualmente lavora per la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori.