Molti studenti universitari hanno certamente sentito parlare del concetto di internazionalizzazione del curriculum di laurea, e molti insegnanti sono al corrente dell'importanza di proporre ai propri studenti la possibilità di elaborare un curriculum di laurea internazionalizzato.

Ma che cosa significa effettivamente?

Si tratta di un percorso di studi nel quale vengono proposte esperienze che portano gli studenti ad acquisire la cosiddetta competenza interculturale, ossia quell’insieme di conoscenze, competenze ed abilità che permettono una comunicazione efficace ed appropriata nelle interazioni tra diverse culture.

Ciò non significa solamente proporre agli studenti una serie di esperienze all'estero - come ad esempio l’Erasmus - stage all'estero o corsi estivi nella lingua studiata. Esistono infatti progetti di scambio interculturale che vanno ad agevolare gli studenti che non hanno la possibilità di fare un'esperienza all'estero e che, quindi, sono portati avanti senza necessariamente intraprendere un viaggio. Uno dei mezzi che permette di sperimentare questo tipo di scambio interculturale è, ad esempio, la tecnologia che agevola la comunicazione tra diversi Paesi, rendendo quest'ultima veloce ed efficace, e va a supplire ai problemi di distanza e fuso orario.

Un esempio pratico dell’esperienza di internazionalizzazione del curriculum di laurea tramite l'uso della tecnologia è il progetto GLE: il  progetto universitario al quale ho avuto la fortuna di partecipare nell’aprile 2016, coordinato dalla professoressa Amanda Murphy, coordinatrice del progetto, in collaborazione la professoressa Caterina Mongiat Farina.

Acronimo per Global Learning Experience, il GLE è un’iniziativa dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in collaborazione con la DePaul University - università cattolica americana con sede a Chicago - allo scopo di proporre agli studenti un’esperienza di apprendimento di tipo globale, basata quindi sull’interazione con partner stranieri e sulla capacità per insegnanti e studenti di muoversi in un contesto globale.

Email, Skype, VoiceThread, e una piattaforma comune ad entrambe le università e appositamente creata per il progetto: i mezzi tramite i quali i partecipanti hanno comunicato tra loro nell’arco delle cinque settimane – anche scambiandosi materiali didattici - sono stati molteplici.

Il tema dell’edizione 2016 è stato quello dell'immigrazione: si è quindi riflettuto su diversi aspetti del fenomeno migratorio sia nel continente europeo, sia in quello americano, tramite lo scambio e la condivisione di opinioni tra partecipanti. Questa continua interazione con il prossimo, unita a riflessioni personali e supportata da letture a tema, ha permesso a noi studenti di capire l'importanza dell’ascolto e del rispetto delle opinioni altrui. Il calarsi nei panni dell'altro infatti, accogliendo punti di vista diversi dal proprio, è un processo mentale che richiede uno sforzo e la capacità di distaccarsi dalle proprie convinzioni per accogliere o ascoltare punti di vista altrui.

Un'esperienza che mi ha permesso una crescita non solo dal punto di vista formativo, ma anche e soprattutto personale: è sorprendente quanto si possa imparare in sole cinque settimane di lavoro, e quanto questa esperienza possa arricchire i partecipanti.