Enrico Mattei resta uno dei personaggi più carismatici della storia industriale del dopoguerra e figura chiave del boom economico italiano. Dotato di grandi qualità manageriali e di un pragmatismo che, a detta dei critici, sembrava sfiorare i limiti del consentito, Mattei e la sua avventura imprenditoriale hanno contribuito a proiettare l’Italia in un scenario internazionale e a ricostruirne l’immagine economica all’estero. Eppure pochi sanno che l’Eni di Mattei concretizza un approccio ottimista ai temi dello sviluppo che molto deve a studiosi e a intellettuali provenienti dall’Università Cattolica, a cominciare da Marcello Boldrini, la cui presenza è particolarmente significativa come primo e più stretto collaboratore di Mattei e poi come suo successore ai vertici dell’azienda.

Proporre una riflessione storica aggiornata sulle radici culturali dell’esperienza imprenditoriale di Enrico Mattei e dei suoi collaboratori nei momenti cruciali dello sviluppo economico nazionale e internazionale è l’obiettivo del convegno intitolato “Cultura in azione. L’Eni e l’Università Cattolica per lo sviluppo dei popoli”, in programma martedì 29 novembre alle 9.30 nella Cripta Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (largo Gemelli, 1 – Milano).

La giornata di studio si inserisce in un più ampio progetto di ricerca, sostenuto da Eni e affidato al Dipartimento di Storia dell’economia, della società e di Scienze del territorio “Mario Romani”, il cui compito è indagare il rapporto d’interazione che si è sviluppato fra l’Università Cattolica e la grande azienda creata da Enrico Mattei, proprio per verificare se l’elaborazione scientifica maturata nell’Ateneo tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta ha contribuito alla formazione della cultura d’impresa di Eni e, dunque, a definirne il ruolo peculiare nello sviluppo del Paese e delle aree economicamente e socialmente emergenti del pianeta.

Oltre a Marcello Boldrini, sono anche altri i «lavoratori della conoscenza» impegnati nell’Ateneo del Sacro Cuore che contribuiscono alla predisposizione di strategie di sviluppo capaci di influire sulla visione geopolitica dell’Eni: si pensi a Francesco Vito, a Pasquale Saraceno e ad Amintore Fanfani; oppure a Giorgio La Pira, uno dei punti di riferimento più ascoltati da Mattei, che ha collaborato con l’Università Cattolica in momenti particolarmente significativi per la rinascita del secondo dopoguerra. Si tratta di figure che hanno avuto un ruolo non marginale nella definizione degli obiettivi economici e politici perseguiti della grande azienda pubblica in un ambito strategico come quello dell’approvvigionamento energetico. Per capire l’Eni di Mattei, insomma, occorre far riferimento a una visione di lungo periodo, che si è alimentata in una riflessione etico-politica ispirata a un insieme coerente di valori e di principi sociali.

La prima sessione del convegno sarà dunque dedicata a indagare le radici culturali, i contributi di pensiero e i mezzi attraverso cui questa prospettiva si è dispiegata, mentre la seconda si occuperà della «politica estera» di Eni, in particolare in Medio Oriente, in Unione Sovietica e in Africa. La proiezione di un film-documentario aziendale del 1964, dedicato alla storia di un giovane ghanese che, dopo aver frequentato la Scuola Eni di San Donato, ritorna nel proprio paese a spendervi la formazione acquisita in Italia, darà la possibilità di confrontare, nella tavola rotonda conclusiva, gli approcci di ieri e di oggi ai problemi dei paesi in via di sviluppo e in particolare del continente africano, da cui provengono i più importanti flussi migratori diretti verso l’Europa.


Il programma del convegno