Un momento del reading di Andrea De Carlo a PiacenzaIl libro è materia viva. È occasione per aprirsi a nuovi orizzonti, confrontarsi con pensieri simili ai nostri o completamente diversi. In Cattolica, a Piacenza, con Let’s book, si è aperto il 17 dicembre uno spazio per nutrire la creatività, per esplorare nuovi punti di vista.

Ospite d’eccezione dell’evento è stato lo scrittore Andrea De Carlo che, in concomitanza con l’uscita del suo ultimo romanzo Cuore Primitivo, è intervenuto su “La passione che muove tutte le cose”. 

«La passione è un tema che mi interessa molto. La passione, in termini di energia positiva, è indispensabile nella vita a tutti i livelli: dai rapporti personali, allo studio, al lavoro», ha sottolineato De Carlo nel suo intervento. «Se non avessi una grande passione per fare il romanziere sarebbe una fatica farlo, una sofferenza, perché il mio mestiere richiede isolamento e rigore. Quello che compensa i sacrifici è la passione, il bisogno e il piacere di utilizzare questa forma di espressione».

«Ma il principio vale per tutti: agli studenti consiglio di non studiare per routine - ha detto, parlando dell’attività quotidiana dei giovani iscritti all’ateneo piacentino - o per l’insistenza della famiglia: debbono perseguire i loro interessi, la motivazione deve essere forte, ci deve essere una coincidenza tra il proprio carattere e ciò che si studia, con quello che si farà nella vita. Se così non fosse, se tutto venisse fatto come “compito” o “dovere”, sarebbe davvero tristissimo. E improduttivo».

Andrea de Carlo, trent'anni da scrittore di romanzi tradotti in 26 lingue, aiuto regista di mostri sacri come Antonioni e Fellini, ha messo la passione anche al centro del suo diciottesimo romano, pubblicato nel settembre scorso: Cuore primitivo.

«Per quanto possiamo essere complicati e strutturati culturalmente, dentro abbiamo un nucleo profondo connesso alle nostre origini, un nucleo quasi ancestrale, che ci invia continuamente segnali legati alle scelte da fare. Tocca a noi elaborare e tradurre ciò che ci dice il nostro cuore primitivo e anche se a volte decidiamo di non ascoltarlo, è sempre lì». Si avvia con queste parole il reading con cui l’autore ha interpretato i suoi personaggi, attraverso la lettura di alcuni passaggi chiave del romanzo.

Con cuore primitivo ci troviamo a vivere la crisi del settimo anno di una coppia, Craig e Mara,  un antropologo e una scultrice, che deve affrontare l’intrusione di un terzo incomodo, Ivo, uomo dall’aspetto ribelle e poco rassicurante, che farà tornare a galla in Mara tutti i problemi, i dubbi e le contraddizioni del suo rapporto con il marito, ormai distante e freddo. Ivo e Mara si ritroveranno coinvolti in un sentimento inaspettato, fatto di passione e curiosità, di ricerca e di scoperta del nuovo e del proibito.

Ognuno dei protagonisti ha le proprie ragioni. Attraverso la tecnica dello spostamento dei punti di vista, Andrea De Carlo porta in scena le varie prospettive dei protagonisti del romanzo permettendo al lettore di comprendere le sensazioni di Mara, Craig e Ivo in tutta la loro complessità. 

Un libro con colpi di scena e un finale a sorpresa. Continua così il discorso che lo scrittore sta intessendo con i suoi romanzi. Romanzi, che scavano nei sentimenti, nelle dinamiche dell’amore: «Io ci credo - ha concluso -: se una persona ci rinuncia, crede di non averne bisogno oppure cede allo scetticismo, la sua esistenza e quella di chi entra in contatto con lui, diventa vuota. Si crea un circuito negativo, che non lascia spazio a una vita piena».