CaffExpo a Bruxelles con il rettore Franco AnelliL’11 dicembre 2014, CaffExpo è sbarcato nuovamente a Bruxelles, alla Patinoire. Food Safety for Food Security. A model for developing good practices il tema al centro del dibattito, che ha visto un’ampia partecipazione di pubblico internazionale e l’introduzione del rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli (nella foto) e del direttore di Ucsc ExpoLab Pier Sandro Cocconcelli.

Per la quarta volta in un contesto internazionale,  l’evento - patrocinato dal ministero degli Affari esteri nell’ambito delle iniziative previste per il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Ue – ha avuto come protagonista Roberto Ridolfi, direttore dell’area “Sustainable Growth and Development” della DG Development and Cooperation – Europeaid (European Commission).

Come tipico dei “caffè scientifici” organizzati dal 2012 dall’Università Cattolica, l’ospite è stato intervistato da un esperto del tema, Roberto Cauda, direttore del Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale e professore di Malattie infettive (Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma). Il tema, quello della sicurezza alimentare, nella sua duplice accezione  di “food security” e “food safety”.

La sicurezza alimentare (food security) è stata definita come la condizione in cui tutti gli individui, in qualsiasi momento, possono avere accesso fisico ed economico a una quantità di cibo sufficiente a soddisfare le proprie esigenze nutrizionali e poter condurre una vita sana e attiva. Il diritto al cibo è alla base di uno sviluppo inclusivo e sostenibile, ma non riguarda solo l’aspetto “quantitativo”: è fondamentale, infatti, garantire la salubrità del cibo e il rispetto delle necessarie condizioni igieniche (food safety).

La food safety è considerata un requisito indispensabile, dunque, per garantire la sicurezza alimentare e uno sviluppo sostenibile. Purtroppo, ad oggi, le malattie di origine alimentare sono ancora una delle maggiori cause di mortalità nei paesi in via di sviluppo: secondo le statistiche, circa due milioni di persone muoiono ogni anno a causa della dissenteria causata da acqua e cibo contaminati; molte vittime sono bambini. Soltanto in Africa, ogni anno circa 700.000 persone muoiono a causa di alimenti contaminati. Oltre alle conseguenze dirette, si devono poi considerare i costi "indiretti" del problema, come le grandi quantità di cibo sprecato in caso di contaminazioni , le barriere alle esportazioni e dunque le grandi perdite economiche: non bisogna dimenticare, infatti, che le economie di molti Paesi in Via di Sviluppo dipendono fortemente dalle esportazioni di prodotti agroalimentari verso l’Europa.

Lo sviluppo di sistemi efficaci a garanzia della “food safety”, dunque, può avere enormi impatti positivi sulla sicurezza alimentare a livello globale e, in generale, su uno sviluppo sostenibile e inclusivo. É necessario tuttavia promuovere azioni coordinate, che riuniscano tutti gli attori del sistema, "dal campo alla tavola".

Durante l’incontro CaffExpo, che ha registrato la partecipazione, tra il pubblico, di rappresentanti del mondo istituzionale (in particolare Commissione Europea e Delegazioni delle regioni italiane a Bruxelles), accademico e delle Ong, si è dunque parlato delle sfide per la sicurezza alimentare a livello globale e di sviluppo sostenibile, con un focus particolare sulle popolazioni vulnerabili nei paesi emergenti e in via di sviluppo.

In virtù del ruolo del dottor Ridolfi, si è analizzato in particolare il ruolo e la “visione” della Commissione europea sul tema. Trasferimento di conoscenza, re-investimento dei ricavi realizzati dagli investitori stranieri in Africa, implementazione di soluzioni “smart” piuttosto che mera “educazione”: questi i punti chiave evidenziati durante la discussione. Troppo spesso, ha continuato Ridolfi, si pensa al ruolo della cooperazione come di semplice “educazione”, ma non deve essere così. Gli agricoltori nei Paesi in Via di Sviluppo dispongono già di una serie di conoscenze; il ruolo della cooperazione internazionale deve essere piuttosto quello di contribuire alle realizzazione di soluzioni efficienti, operando un reale trasferimento di tecnologia, così da contribuire alla rivalutazione del ruolo dell’agricoltore e dell’agricoltura stessa, che troppo spessa viene vista, dalle popolazioni locali, come una “condanna” piuttosto che come un’opportunità di sviluppo economico.