Fabio Paratici al Career Day di PiacenzaCirca 100 “realtà” partecipanti, training point, seminari, eventi speciali, incontri con le aziende ed eventi interdisciplinari. E la terza edizione di AgriCulture, evento dedicato al mondo delle Scienze agrarie, alimentari e ambientali. Questa in sintesi la quattordicesima edizione del Career Day Cattolica 3.0, l’evento dedicato a studenti, laureandi e laureati che ha visto affollare la sede di Piacenza dell’Università Cattolica lo scorso 8 maggio per una giornata interamente dedicata al mondo del lavoro: oltre alla classica area stand per la consegna dei curricula, presenti i responsabili delle risorse umane delle aziende, che hanno tenuto colloqui individuali con i candidati, mentre psicologi del lavoro hanno proposto test di selezione, servizi di cv check e colloqui in italiano e inglese, sia singoli che di gruppo nell’ambito del training point.

Special guest dell’edizione 2014 Fabio Paratici, direttore sportivo della Juventus F.C., protagonista dell'evento “Da calciatore a direttore Sportivo: la testimonianza di una carriera d'eccezione”: intervistato da Alessandro Biolchi di Sky e Roberto Perrone del Corriere della Sera, il direttore sportivo bianconero ha spiegato brevemente la strada che lo ha portato alla Juventus e svelato alcuni segreti che l’hanno accompagnato nel corso della carriera: «La famiglia gioca sempre un ruolo determinante, sia per me personalmente e nel mio lavoro, sia nella scelta di un giocatore da acquistare: preferisco vedere un atleta a cena con la sua famiglia piuttosto che tre volte in più in campo».

Prosegue affermando che la Juventus è il culmine della carriera per qualsiasi dirigente, e si lascia andare poi qualche “chicca” sui suoi migliori acquisti e anche su quelli pensati ma non conclusi: «Pirlo? Era in scadenza col Milan, parlammo con il suo agente senza credere più di tanto che si potesse chiudere…ed è venuta fuori una grande operazione. Tevez? Un acquisto entusiasmante». E infine Pogba: «Paul avrà un grande futuro, specialmente per la testa che ha, oltre che per il giocatore che è».