Riflessioni, testimonianze ed esperienze personali. È stato tutto questo l'incontro che si è svolto nella hall del Policlinico A. Gemelli l'11 febbraio, in occasione della XXIII Giornata Mondiale del malato, istituita da Giovanni Paolo II nel 1992. Alla tavola rotonda, di fronte a un’ampia platea di degenti, familiari, studenti, medici e operatori sanitari, l’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica monsignor Claudio Giuliodori, il preside della facoltà di Medicina e Chirurgia Rocco Bellantone, il direttore del Policlinico Gemelli Enrico Zampedri e il direttore sanitario Andrea Cambieri, si sono confrontati sui temi principali suggeriti dalla giornata, moderati dall’assistente spirituale dei dipendenti dell’ospedale don Angelo Auletta.

«San Giovanni Paolo II ci ha fatto un grande regalo - ha esordito monsignor Giuliodori -. L’istituzione di questa giornata, da lui anche dimostrata e vissuta in prima persona nel corso dei suoi numerosi ricoveri qui al Policlinico Gemelli, è un’occasione unica e preziosa per fermarci a riflettere sui temi più profondi dell’esistenza umana. Nell’Angelus di domenica scorsa, Papa Francesco si è soffermato sul “ruolo dei malati” che hanno bisogno contemporaneamente di speranza, salvezza e guarigione fisica. Proprio nel momento della prova e della malattia possiamo riscoprire le cose che hanno davvero senso. E allora ognuno di noi può chiedersi: che cosa siamo chiamati a fare? Siamo chiamati a curarli al meglio e a stare con loro: il tempo dedicato ai malati non è mai tempo perso, è sempre guadagnato».

«All’inizio della storia della Medicina - ha proseguito il professor Bellantone - si poteva soprattutto stare accanto alla persona malata: oggi il progresso ha fortunatamente prodotto l’effetto di curare sempre meglio la malattia, con il rischio però di dimenticare la persona sofferente. La facoltà di Medicina, voluta e realizzata da padre Gemelli, ha da sempre avuto il compito e la missione di portare i nostri studenti non solo al meglio della conoscenza scientifica e clinica, ma di portarli davvero accanto alla fragilità: bisogna stare vicino alla persona che soffre soprattutto nel momento in cui è più facile perdersi, momento giusto per riscoprire i veri valori».

È seguito l’intervento dell’ingegner Zampedri, dal primo gennaio direttore del Policlinico Gemelli: «La Giornata di oggi è personalmente e istituzionalmente un’occasione speciale per scoprire e capire il senso del nostro lavoro, in ogni ruolo che ricopriamo. Proprio in un contesto di ristrettezze economiche, com’è quello della Sanità in questo periodo, bisogna gestire ancor meglio le risorse che abbiamo, è il Vangelo stesso che ce lo dice. L’efficienza di una struttura si dimostra con l’eliminazione degli sprechi, con la valorizzazione del nostro personale, al quale va ancora un sentito ringraziamento per gli sforzi e l’impegno che sta dimostrando, con progetti di investimento in strutture e tecnologie che caratterizzano un Policlinico Universitario all’avanguardia dell’assistenza e della cura: tutto ciò per essere speranza e forza per tutti i nostri ammalati».

Servire, stare insieme ai malati, andare verso di loro: questi i pensieri centrali dell’intervento del dottor Cambieri. «La tradizionale alleanza terapeutica fra medico e paziente ha rischiato di essere annullata dal progresso tecnologico, dal potenziamento della conoscenza dei singoli pazienti e dai sempre più numerosi contenziosi medico-legali. Oggi il Servizio Sanitario nazionale è cresciuto e garantisce uguale trattamento per uguali bisogni. Tutti dunque, e ancora di più, dobbiamo fare la nostra parte: amministrazione, organizzazione, reparti e servizi, attraverso una migliore comunicazione fra noi e fra operatori e pazienti, dobbiamo rendere questi ultimi protagonisti del sistema, verso una sempre miglior cura del malato e della sua malattia».

L'incontro è proseguito con le emozionanti testimonianze di alcuni componenti del personale sanitario, degli studenti di Medicina e degli assistenti religiosi del Policlinico che hanno portato a tutti i presenti la propria esperienza, clinica e umana, delle giornate trascorse accanto ai malati, per alleviare le loro sofferenze fisiche, psicologiche e morali.

La Giornata si è conclusa con la celebrazione, nella hall del Policlinico, alla presenza di personale e degenti della celebrazione eucaristica, presieduta da monsignor Giuliodori e animata dalla Corale della sede romana dell’Università Cattolica.