Nel duplice anniversario dei cento anni dalla nascita e dieci dalla morte, l’Università Cattolica ha fatto memoria di monsignor Enrico Galbiati con un Convegno organizzato dall’Istituto di Glottologia, di cui fu (1965-1974) fra i suoi più prestigiosi docenti.

Le relazioni hanno posto in luce il suo magistrale e innovativo contributo nei vari campi della sua attività di studio e competenza: l’esegesi biblica, la geografia biblica, il dono delle lingue, le liturgie cristiane, la divulgazione biblica, la cofondazione dell’Associazione Biblica Italiana, l’impegno ecumenico pionieristico.

La sua sterminata bibliografia (più di 400 titoli, alcuni tradotti in varie lingue) rende solo in parte l’idea dell’immenso lavoro da lui svolto da biblista, orientalista, liturgista, docente, revisore di traduzioni bibliche nelle più svariate lingue e di opere, cui dare il nulla osta per la pubblicazione.

Nato il 4 febbraio 1914 e morto il 4 marzo 2004, Galbiati ha incarnato le virtù tipiche del prete ambrosiano - il cardinale Martini lo definì «un prete-prete» - e ha coniugato la conoscenza di un numero impressionante di idiomi antichi e moderni alla semplicità evangelica e alla profonda umiltà nel rapporto con tutti.

La traduzione della Bibbia Utet, di cui fu coautore, fra le migliori del ’900, sta alla base della prima versione Cei. La conoscenza dell’Oriente antico e delle sue lingue era volta alla comprensione non solo dell’ambiente culturale in cui si formò il testo della Scrittura, ma anche delle liturgie orientali. Gli fu concesso il biritualismo per la celebrazione dell’ufficio e della Divina Liturgia in rito bizantino; fu poi nominato Archimandrita di Piana degli Albanesi e responsabile delle comunità cattoliche di rito bizantino a Milano.

Quale membro della Congregazione per la riforma del rito Ambrosiano fu l’artefice del rinnovamento del Messale e della Liturgia delle ore con proposte di traduzioni e scelta di nuovi testi biblici e patristici.

Partecipò alle ultime due sessioni del Concilio Vaticano II come Esperto delle Chiese Orientali e Teologo personale del cardinale Giovanni Colombo, di cui traduceva in latino gli interventi. Fu inviato a Costantinopoli in missione speciale della diocesi al Patriarca ecumenico Atenagora (1970).

Dottore dell’Ambrosiana (dal 1953) - anche per indicazione di padre Gemelli - vi dedicò la sua vita contribuendo con competenza e passione filologica alla catalogazione dei fondi dei manoscritti orientali (ebraico, siriaco, armeno, arabo, etiopico, persiano). Quando ne divenne Prefetto (1984-1989) iniziò la microfilmatura dei manoscritti e la ristrutturazione dell’Ambrosiana.

Accanto allo studio e alla ricerca ci fu la docenza nei Seminari milanesi e la nostra Università dove - chiamato dal rettore Giuseppe Lazzati - insegnò soprattutto Ebraico e lingue semitiche comparate, guidando una decina di tesi (Laurea in Lettere classiche; Perfezionamento in lingue orientali) in ebraico, aramaico, siriaco, accadico, arabo.

Nel 1996 la facoltà di Lettere e filosofia, per mano del rettore Adriano Bausola, lo insignì della Laurea honoris causa in Lettere classiche. Egli inoltre ricevette l’Ambrogino d’oro dal Comune di Milano (1988); il Protonotariato apostolico da san Giovanni Paolo II (1991), la Croce del Pellegrino dalla Custodia di Terra Santa (1993) e il Premio Isimbardi dalla Regione Lombardia (2003) per la sua infaticabile ed esemplare attività scientifica ed ecclesiale.