Non vuole essere un mémoires, ma un'indagine attuale che risponde a un bisogno autentico dell’autore, si legge nell’incipit. Il libro Intervista su Dio (ed. Mondadori) del cardinale Camillo Ruini è già un successo editoriale, come ha ricordato nell’aula magna dell’ateneo il 4 ottobre l’autore dell’intervista Andrea Galli, presentando il volume, insieme al protagonista, al prorettore Franco Anelli, al cardinale Angelo Scola e ai professori Giovanni Reale e Silvano Petrosino.
Tre ristampe dopo soli 10 giorni rappresentano un successo che è in realtà la risposta all'interesse dei lettori verso la religione e i suoi temi. Il giornalista Armando Torno, moderatore dell'incontro, ha avviato il dibattito ponendo alcuni densi interrogativi ai suoi interlocutori: se Dio esiste perché si interessa di noi? E perché Gesù è la risposta ai nostri dubbi più profondi?
Il primo a rispondere è Giovanni Reale, 52 anni di filosofia Università Cattolica, che senza mezzi termini ha definito Intervista sui Dio «il miglior libro scritto da Ruini perché nasce da un bisogno del cardinale» e ha poi affrontato il tema dell’esistenza di Dio: «Una questione che esula dalla conoscenza scientifica – ha detto il filosofo -: Dio non è ambito della scienza e la scienza non ha l'esclusiva sulla conoscenza, è solo uno dei modi di conoscere. Per Ruini la ragione proviene da Dio, ma solo con il dono della fede si può credere e conoscere Dio. Il cammino verso Dio è soprattutto un cammino di Dio verso di noi. Agostino diceva: se hai compreso Dio non è così se non lo hai compreso è così».
Reale ha poi fatto risaltare il tema dell’antropocentrismo: un'ideale di bellezza é possibile senza Dio? «In realtà l’esplosione dell'umanesimo che comincia con l’homo faber fortunae suae diventa antropoteismo – ha proseguito il filosofo -. L'universo non esiste per te dice Platone, ma tu per l'universo; il cattolicesimo ha ribaltato questo pensiero. Dio si è fatto uomo per noi, cosa dovremmo diventare noi per lui?». Non è mancato poi un riferimento al confronto tra religioni e al rischio della perdita dell’identità cristiana: «Il rispetto di tutte le religioni non nasce dal presupposto che tutte le religioni siano uguali, altrimenti si sfocia nel nichilismo e tutte diventano indifferenti. L'essenza del Cristianesimo è la presenza di Cristo nel mondo, vivere alla presenza di Cristo. Fino a quanto esiste un credente é necessario che sia contemporaneo a Cristo diceva Kierkegaard. Il regno di Dio é la presenza di Cristo qui, è l'adesso».
Secondo Silvano Petrosino quello di Ruini è un libro complesso, con più di 400 note che affrontano temi importanti ed è impossibile farne la sintesi, tuttavia è possibile ricavarne dei filoni di pensiero principali. In primis la sottolineatura di natura antropologica del carattere della ragione e del desiderio umano: «Ruini non parla della fede come folgorazione, ma della via da percorrere lungo una storia, non l'istante, ma la storia. La nostra intelligenza e il nostro cuore ci conducono a Dio, sempre più in là verso Dio. L'apertura a Dio è solo l’ammissione di un fallimento? Nel mondo il male dilaga allora non resta che affidarsi al consolatore Dio, una forma di ripiego per tirare avanti?».
Per Petrosino, Ruini afferma con forza che la funzione consolatoria di Dio è secondaria. Il religioso, la religiosità è un legame esclusivo, è una risposta all’interno di uno spazio di libertà invincibile. L'uomo è naturalmente un ricercatore dell'infinito: ciò non è prova dell'esistenza di Dio ma non è un elemento da sottovalutare. L'uomo è gettato nell'esistenza in un cammino, in un’apertura, che però è scelta, il percorso è libero. L'autentica fede in Dio è una scelta che richiede un coinvolgimento personale. E lungo questo percorso emerge la necessità del segno e la sua libertà: i segni ci stimolano a credere, ma soprattutto ragione e desiderio ci stimolano a credere, ricorda Petrosino.
«Ma il segno è evidente solo per chi vuole, solo per chi ha occhio. In un intenso passaggio de La mia Africa di Karen Blixen leggiamo: “Devo alzarmi e cercare un segno. A molti pare assurdo, andare in cerca di un segno. Forse perché per riuscire a trovarlo occorre uno stato d'animo speciale, non comune. Ma se si chiede un segno in quello stato di grazia la risposta non può mancare. Non diversamente, nel momento dell'ispirazione, il giocatore raccoglie tredici carte, prende quella che si chiama una mano - un'unità. Dove gli altri non vedono nessuna possibilità, lui vede un grande slam che lo fissa in faccia. Ma c'è, nelle carte, il grande slam? Sì, per quel solo giocatore, in quel momento”». La fede dunque non si trova alla fine del cammino come risarcimento della sofferenza, ma arriva subito, è guida al cammino, sottolinea Petrosino che conclude: «Il più grande contributo di questo testo è quello di aver fiducia, di dar credito all'uomo, alla sua ragione e al suo desiderio, nel dar credito a questo si è rilanciati verso un al di là».
Il cardinale Scola ha concluso il dibattito: «Intervista su Dio offre ai lettori, in modo ad un tempo organico e semplice, le chiavi fondamentali dell’itinerario personale alla ricerca di Dio che viene al nostro incontro compiuto da Ruini. Tale itinerario ha ultimamente la natura di una “testimonianza”, nel “senso conoscitivo” come suggerisce l’autore. E quindi non ridotta al pur necessario buon esempio ma intesa in tutta la sua ampiezza oggettiva e soggettiva come conoscenza della realtà e come comunicazione della verità. Una testimonianza offerta a tutti, perché ciascuno possa rifare in prima persona il percorso proposto».
Lo stesso Ruini, ringraziando i relatori e il pubblico presente in aula magna, ha raccontato la fatica della scrittura che sgorga dalla riflessione di molti anni: «Il libro è un po' impegnativo ma un lettore di buona volontà può trovarsi davanti una ricerca intellettualmente onesta; è un servizio per chi crede ma ha una fede che non ha ancora raggiunto la piena consapevolezza o per chi si interroga e magari desidera credere, rimanendo però in uno stato di incertezza, di perplessità: la fede richiede invece un passo decisivo».