Alessandro Tedesco (a sinistra) con Luca Rivali all'inaugurazione della nuova sede della Biblioteca francescana di TerrasantaUn lavoro certosino tra i libri antichi si rivela un’intelligente operazione politico-culturale. Succede se i manoscritti sono quelli della Custodia di Terrasanta a Gerusalemme, luogo di incontro e, purtroppo, anche di scontro tra popoli, lingue, religioni e culture. 

L’anelito di pace, contenuto nel nome della città, ha trovato una risposta nel progetto condotto da cinque anni a questa parte da circa venticinque studenti dell’Università Cattolica guidati dal professor Edoardo Barbieri nella valorizzazione del patrimonio bibliografico dei Francescani di Terrasanta. Alcuni di loro, per la durata della loro permanenza e per la qualità del loro contributo, hanno avuto un ruolo fondamentale in “Libri ponti di pace. Un progetto per Gerusalemme”.

Alessandro Tedesco (nella foto sopra, a sinistra), laurea magistrale in Lettere e ora dottorato in Scienze bibliografiche all’Università di Udine, alla Biblioteca della Custodia di Terrasanta ha svolto per 12 mesi il servizio civile. Un periodo sufficiente a realizzare il sito web, effettuare la catalogazione analitica delle edizioni degli antichi Itinerari di viaggio dei pellegrini in Terra Santa e realizzare un apposito catalogo di questi testi, pubblicati tra XV e XVIII secolo, corredato da tutte le fotografie delle riproduzioni dei luoghi santi presenti nelle edizioni. Per poi implementare il nuovo catalogo Opac per l’accesso online. «Un’operazione - spiega - che ha permesso alla biblioteca di aprire realmente il suo patrimonio al mondo, e di migliorare il processo di catalogazione». Ha collaborato al progetto anche Luca Rivali, ricercatore in Università Cattolica, che ha realizzato in particolare il catalogo dei libri del Quattrocento e del Cinquecento.

A Marcello Mozzato (qui sopra intervistato in un video realizzato Ats-Pro Terra Sancta), laureato in Filologia moderna alla facoltà di Lettere della Cattolica, è toccato un compito soprattutto conservativo e di supporto allo studio. Negli otto mesi di permanenza a Gerusalemme si è occupato della redazione dell’inventario del patrimonio manoscritto della Biblioteca. Un lavoro che ha significato recuperare tutti gli esemplari manoscritti posseduti dalla Custodia, che nel corso dei secoli si sono anche sparpagliati nei vari conventi di Terra Santa, e redigere per ognuno di essi una breve scheda descrittiva contenente dati fisici, qualche sommaria indicazione sul contenuto e qualche foto.

Un’esperienza dal valore umano incalcolabile: «Ho svolto un servizio in una città unica al mondo, non solo per la sua bellezza storico-architettonica ma anche per la straordinaria – e, a volte, problematica - convivenza di razze, culture e confessioni religiose» racconta Marcello, che ci tiene subito a precisare l’orgoglio di avere contribuito a un’iniziativa che ha anche un valore politico-culturale. «Questa dimensione – spiega – è uno dei cardini del progetto: dimostrare attraverso i libri antichi che la convivenza qui è stata possibile e, nel nome della cultura, lo può essere ancora».

A riprova di questa affermazione Marcello racconta un curioso aneddoto che è capitato proprio nel lavoro di schedatura dei manoscritti. «Abbiamo trovato un esemplare scritto in lingua araba ma in caratteri ebraici - ci dice -: è il più valido esempio di come le culture, che oggi sembrano distanti e incapaci di comunicare tra loro, si siano nel corso dei secoli più volte avvicinate proprio grazie all’incontro permesso dai libri e dalla condivisione della conoscenza. Le più autentiche occasioni di pace si sono spesso manifestate nel silenzio delle biblioteche».