Il mondo cambia e il francese ha perso punti tra le lingue più utilizzate sul pianeta. Che spazio può avere in una realtà in così rapida trasformazione? Una domanda che non riguarda solo gli addetti ai lavori, visto che la conferenza “Le français en mouvement dans un monde en changement”, organizzata il 9 marzo dalla professoressa Chiara Molinari nell’ambito dei corsi di Linguistica francese della facoltà di Scienze linguistiche della sede bresciana, hanno partecipato quasi 400 persone, tra studenti e docenti di scuole secondarie bresciane e dell’Università Cattolica, accomunate dalla stessa passione per la lingua e la cultura francese. Relatore d’eccezione, Daniel Coste, professore emerito all’Ecole Normale Supérieure de Lettres et Sciences Humaines di Lione e responsabile di alcuni progetti per la Divisione delle politiche linguistiche del Consiglio d’Europa nell’ambito del plurilinguismo.

La lingua e la cultura francese - ha spiegato il professore - si trovano attualmente in una posizione particolare: da lingua di prestigio nel diciassettesimo e diciottesimo secolo, il francese perde a poco a poco la sua centralità, senza però cedere ai tentativi di occultamento da parte di lingue economicamente più forti. Anzi: nonostante l’indipendenza delle ex-colonie, il francese riesce a mantenere una forte influenza grazie a una serie di istituzioni sparse in diversi territori: si pensi alle Alliances Françaises (1040 sedi in 136 paesi), ai lycées français, alla Mission laïque française o ai numerosi Centres culturels français per arrivare all’Organisation Internationale de la Francophonie e all’Agence Universitaire de la Francophonie: una vera e propria “vitrine culturelle”, secondo Daniel Coste, aperta sul mondo. Ed è proprio questa vitrine culturelle ad avere permesso al francese di mantenere una visibilità e un ruolo importante nel paesaggio linguistico mondiale: è, con l’inglese, l’unica lingua presente nei cinque continenti e lingua ufficiale del Consiglio d’Europa; è la lingua veicolare più importante in Africa. Ma soprattutto, ha sottolineato il professor Coste, nonostante una forte tradizione normativa, il francese è stato in grado di rispondere alle esigenze della società odierna coniugandosi in molteplici varietà: si pensi alla langue des jeunes, al rap o ancora alle nuove tecnologie (canali satellitari, radio, internet) che influenzano le pratiche linguistiche orali e scritte.

Strumento di mediazione e di trasmissione di culture e identità “altre”, il francese, di fatto, rientra a pieno titolo tra le lingue protagoniste del contesto attuale: un mondo che deve essere oramai pensato in termini di internazionalizzazione e multiculturalità (si pensi alle correnti migratorie sempre più intense e diversificate) e che richiede a ognuno di noi competenze plurilingui per poter comunicare e gestire i molteplici stimoli del mondo contemporaneo. Perché, come ricorda Daniel Coste, «nous tous sommes des plurilingues en devenir».