«Ormai è il quarto anno che vengo qui. Quando mi date la laurea?». Scherza, ma non troppo, Fiorello. Battuta pronta, sorriso contagioso, sempre pronto a scherzare e a interagire con il pubblico che lo acclama, lo showman siciliano mercoledì 20 ottobre è stato nuovamente ospite dell’Università Cattolica di Milano. E come sempre si è lasciato travolgere dall’affetto dei nostri studenti, che manco a dirlo, hanno gremito l’aula Gemelli per l’incontro promosso dalla facoltà di Scienze LinguisticheCe.R.T.A e moderato dal prof. Aldo Grasso, direttore del Centro e docente di Storia della radio e della televisione.

Il ‘Fiore’ ormai ha 50 anni ma se qualche maligno pensa che i ventenni non rappresentino più il suo pubblico si sbaglia di grosso. A dimostrarlo, se mai c'era stato qualche dubbio, lo show tra i banchi della nostra università. Fiorello lo sa e dopo aver giocato con i fotografi stuzzica la platea con i suoi recenti tormentoni pubblicitari: «Vi sembro un uomo di 50 anni? Suvvia, guardatemi , sono un figo!». Ovazione.

Ma non sono solo risate, battute e imitazioni. In fondo nei suoi cinquant’anni, Fiorello ‘qualcosa’ ha fatto e a buon diritto rivendica di esprimere la sua opinione sulla situazione, non troppo felice a essere onesti, della televisione italiana. «Sia ben chiaro – sottolinea – si tratta di considerazioni mie quindi assolutamente discutibili e soggettive. Che non si venga a dire che ce l’ho con questo o quel personaggio che poi magari è pure un mio amico». Fiorello parla a ruota libera: Rai e Sky, Grande Fratello e X Factor, Belen e Gianni Morandi. E non manca anche qualche punzecchiatura.

 «E’ vero, molti personaggi dello spettacolo, me compreso, non hanno più molta voglia di rischiare, di mettersi in discussione. Abbiamo indovinato un programma e ci piace lasciare il ricordo di un successo. Siamo un po’ vigliacchetti. Però è anche vero che spesso vengono a mancare gli stimoli anche perché c’è chi non vede l’ora di massacrarti. Si guardi per esempio quel che è successo al mio show su Sky. Era un tentativo, ho provato a cambiare il modo di fare un varietà. Mi hanno subito stroncato con gli ascolti (che tra l'altro hanno raggiunto la punta più alta mai toccata dalla rete, partite escluse) senza considerare che il bacino di audience della tv satellitare non può essere paragonato a quello della tv generalista. Anche in quel settore – prosegue lo showman – ce ne sarebbero di cose da dire. Avevo voglia di proporre alla Rai un certo tipo di programma ma fiutando l’aria che tirava ho subito rinunciato. Va bene c'è la crisi ma bisogna capire che per fare un varietà ben riuscito ci vogliono soldi. Tanti soldi. Gli ospiti internazionali costano, tra l’altro molto meno negli ultimi tempi, così come costano i ballerini, gli scenografi, i costumisti, le prove…».

«Spesso diamo la colpa della scarsa qualità dei programmi televisivi all'ossessione degli ascolti. Un'accusa che condivido ma fino a un certo punto. La colpa di questa situazione però è anche del pubblico. Se programmi come Ballando con le stelle o il Grande Fratello funzionano e fanno ottimi ascolti chi glielo fa fare agli autori di cambiare? Nel mondo della tv c'è questa regola non scritta: se hai un programma che va bene, tienitelo stretto. Non modificare assolutamente il format. Vi basti sapere – spiega - che durante le riunioni con gli autori si cerca sempre il punto della trasmissione dove si è verificato il picco di ascolti per poi replicare ciò che è andato in onda in quel momento anche se magari si tratta di cose bruttissime». Un meccanismo ormai consolidato che, come spiega il prof. Grasso, è stato definito 'metodo Boncompagni' dal nome del celebre regista che per primo l'ha adottato.

«C’è poi una cosa che va chiarita. Il sabato sera davanti alla televisione voi – dice Fiorello indicando gli studenti – non ci siete più. Ci sono sempre gli stessi 6 milioni di telespettatori. Da anni. Il resto del pubblico guarda altro. YouTube per esempio. Qualche sera fa mi sono messo a guardare gli sketch di Jerry Lewis e di Eddie Murphy quando faceva ancora il cabarettista. Splendidi. Ecco, se volete vedere un comico ‘serio’ guardatevi Jerry Lewis…».

L’incontro scivola via velocemente, il tempo passa e arriva presto l’ora dei saluti con Fiorello che si guadagna l’ultima entusiasta standing ovation con la battuta che è ormai diventata una tradizione dei suoi incontri in Cattolica. «Ora tutti a pranzo, offre il rettore!».