di Rolando Anni e Maria Paola Pasini *

Otto mesi. Tanto hanno sventolato su Broletto e Loggia l’Union Jack britannica e la Old Glory americana. Otto mesi dal termine della seconda guerra, tra maggio e dicembre 1945, in cui il Governo militare alleato ha retto le sorti della città e della provincia. Territorio occupato o liberato? La presenza anglo-americana è stata motore per far ripartire la rinascita delle istituzioni democratiche, la ricostruzione degli edifici e delle infrastrutture di una città a pezzi oppure un giogo oppressivo costituito per sottoporre l’attività politica ed economica ad un capillare controllo da parte delle potenze vincitrici?

Interrogativi complessi, domande che difficilmente ammettono una risposta univoca, ma stimolano il desiderio di indagare, conoscere, approfondire. È ciò che si propone il convegno internazionale promosso dall’Archivio storico della Resistenza bresciana e dell’Età contemporanea dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia che si terrà venerdì 24 aprile: “An air of normality is beginning to cover the city. Gli Alleati a Brescia tra guerra e ricostruzione: fonti, ricerche, interpretazioni”.

Sono le 11.34 di domenica 29 aprile 1945 quando elementi del Brescia team fanno ingresso fisicamente in città. Sono un Commissario provinciale, accompagnato da quattro ufficiali e da sette tra soldati e sottufficiali americani e britannici. Immediatamente incontrano il Prefetto Pietro Bulloni e il Comitato di liberazione nazionale. Verificano l’efficienza dei pubblici servizi, acqua, luce, vigili del fuoco che risulta buona. La situazione sul versante dell’ordine pubblico per gli Alleati invece ancora non è stabilizzata. Formalmente in un documento successivo verrà indicata nel 28 aprile la data ufficiale di insediamento dell’Amg nella nostra città.

Gli ufficiali alleati a Brescia come nelle altre province si occupano della vita amministrativa, politica, economica, sindacale, culturale, artistica. Mantengono costanti rapporti con le istituzioni in primis con il Comitato di liberazione nazionale che tuttavia conserva un ruolo “consultivo” rispetto alle decisioni dell’Amg. Così pure con i comuni e in particolare con il capoluogo. I sindaci sono tenuti a consegnare rapporti mensili sulla vita amministrativa.

Per gli otto mesi di permanenza bresciana mantengono buoni rapporti con le forze moderate. Sono attaccati dalla sinistra di Italo Nicoletto a cui non risparmiano qualche dispiacere, come ad esempio la rimozione del questore Alfondo Levi Bonora, di fede comunista, sostituito per decisione –irrevocabile nonostante le proteste – del commissario provinciale alleato, il canadese Homer Smiley Robinson. “La questura - scrisse - non è stata trovata sufficientemente efficiente”.

Ma gli Alleati, gli americani in primo luogo, si fanno anche ambasciatori di un mondo che si presenta come lontano e irraggiungibile, e per questo affascinante. Insieme a loro non arrivano solo le tavolette di cioccolato e il chewing gum, ma anche film, di indubbia spettacolarità narrativa, che trasmettono soprattutto modelli di vita nuovi, liberi e seducenti, incarnati dai divi hollywoodiani.

Nei cinema bresciani, che riprendono le proiezioni l’8 maggio, i film americani sono assolutamente dominanti. Nel mese di giugno, ad esempio, sono in programmazione venti film americani rispetto a sei italiani. E non si tratta solo di produzioni recenti. Di fronte alle richieste di un cinema nuovo, ben diverso da quello dell’immediato passato, dominato dalla cinematografia italiana e tedesca, sono recuperate pellicole antecedenti il 1945, anche degli anni Trenta. Alcuni film sono sottotitolati invece che doppiati, uso non molto gradito al pubblico italiano e bresciano, che ciò nonostante non manca di riempire le sale.

E con gli americani giunge la trascinante la musica swing, quella scatenata e da ballo.
L’irruzione di una musica strumentale e vocale, e del jazz (destinato agli estimatori più raffinati), al ritmo e alle sonorità della quale era difficile resistere, viene a mettere in discussione la supremazia della canzone melodica della tradizione italiana.

Si tratta canzoni che non costituiscono una novità assoluta sia perché conosciuti attraverso la mediazione e l’italianizzazione da parte di alcuni allora notissimi cantanti italiani, come Natalino Otto e Alberto Rabagliati, sia perché i dischi di musica americana, “negroide” come era definita, pur proibiti, erano ascoltatissimi.

La pace raggiunta e il fortissimo desiderio di riprendere a vivere e di dimenticare danno origine ad una sorta di frenesia che trova sfogo in modo particolare nell’organizzazione e nella partecipazione a balli e feste danzanti, nelle quali la musica americana domina, che suscitano molte contrarietà, sarcasmi e forti disapprovazioni. L’aspirazione ad una vita finalmente piena e libera è infatti così forte da essere nelle sue manifestazioni un elemento di netta cesura rispetto all’immediato passato, tale da essere giudicato (la stampa se ne fa portavoce) come disprezzo e addirittura insulto al dolore e alle gravi difficoltà del presente.

Gli Alleati lasciano Brescia il 31 dicembre dopo aver assistito nel santuario della Grazie al tradizionale Te Deum.

* Archivio storico della Resistenza bresciana e dell’età contemporanea