La malaria uccide oltre un milione di persone l'anno, la maggior parte bambini, soprattutto africani. I farmaci sono ancora pochi (alcuni inefficaci come la clorochina per lo sviluppo di resistenze) a fronte di una vastissima popolazione colpita. L'artemisina, farmaco sviluppato negli anni sessanta in Cina durante la guerra del Vietnam per i Vietcong, rappresenta forse oggi paradossalmente la molecola di maggiore novità. I dati che attualmente si hanno sui potenziali vaccini sono poco incoraggianti perché la malaria è la malattia dei poveri e quindi non suscita un grande interesse per finalizzare ricerche a causa dei bassi costi dei farmaci antimalarici e quindi dei ridotti guadagni che non inducono la presenza di grandi investimenti. È questo in sintesi, il quadro che emerge alla vigilia della Giornata Mondiale contro la Malaria, che si celebra domenica 25 aprile. Su questa malattia che colpisce le zone povere del mondo, abbiamo fatto il punto della situazione con il prof. Roberto Cauda, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’Università Cattolica di Roma.

Cos’è la malaria?
La malaria è una parassitosi determinata da 4 plasmodi, e la forma più grave è quella causata da Plasmodium falciparum. La malaria è una delle più importanti malattie infettive presenti al mondo ed è la seconda malattia per morbilità e mortalità dopo la tubercolosi, causando circa un milione di morti all’anno, anche se le statistiche potrebbero essere incomplete in quanto la malattia colpisce soprattutto aree del mondo in cui non sempre è agevole l’indagine epidemiologica.

Come si trasmette?
La malaria si trasmette attraverso la puntura della zanzara Anopheles che succhiando il sangue di un soggetto ammalato introduce i plasmodi che completano il ciclo al suo interno. Successivamente, le Anopheles pungendo altri soggetti trasmettono a loro volta in questi ultimi, la malattia. Oltre a questa modalità classica esistono altre possibilità di contrarre la malattia: somministrazione di sangue infetto mediante trasfusione, trasmissione transplacentare e la c.d. malaria da aeroporto dove zanzare infette che provengono da paesi epidemici possono essere trasportate ed infettate a distanza.

La malaria in Italia è stata eradicata. Quando?
In Italia la malaria è stata eradicata alla fine degli anni sessanta ed attualmente si osservano casi sporadici a carico di turisti, viaggiatori o immigrati provenienti da aree endemiche. In un passato recente la malaria era presente in Italia in modo significativo, basti qui ricordare la sua diffusione nelle zone paludose della maremma e dell’agro pontino. Da non dimenticare, l’impegno che è stato profuso per il risanamento di queste aree e gli studi importanti compiuti da insigni clinici italiani quali: Ettore Marchiafava, Angelo Celli, G.B Grassi, Amico Bignami e Giuseppe Bastianelli, per definire: diffusione, ciclo biologico del plasmodio, quadro clinico della malaria. E’ significativo che il primo congresso mondiale della malaria si è tenuto in Italia nel 1929 quale riconoscimento dello straordinario impegno svolto dalla ricerca italiana in questo campo.

Quali sono le aree ancora colpite? Gli aspetti epidemiologici di queste aree?
La malaria è ampiamente diffusa nel mondo, così come testimonia il numero dei soggetti colpiti, soprattutto nell’Africa sub-sahariana, alcune aree dell’Asia e dell’America Latina. Per quanto riguarda la diffusione della malaria è importante ricordare che esiste una distribuzione differenziata dei vari Plasmodi ed in particolare esistono aree del mondo caratterizzate da una resistenza nei confronti di alcuni farmaci (es. clorochina) da parte del Plasmodium falciparum che può rendere problematica la profilassi e la terapia.

Esistono farmaci per la cura della malaria? Quali sono? Quanto investono le case farmaceutiche?
Esiste un numero limitato di farmaci per la cura della malaria il più antico dei quali, che peraltro trova ancora applicazione, è il chinino di cui si hanno le prime segnalazioni di impiego nel 1600, quando l’utilizzo della corteccia di Cinchona, albero che cresce nel Perù, è stato introdotto in Europa dai padri Gesuiti, missionari di quelle aree. Se alla limitatezza dei farmaci si associa lo sviluppo in anni relativamente recenti del fenomeno della farmacoresistenza, si comprende come il trattamento della malaria oggi abbia un numero limitato di opzioni e per questo motivo sarebbe auspicabile che le industrie farmaceutiche potessero investire maggiormente di quanto oggi non facciano al fine di poter allestire nuovi farmaci per una malattia di così grande impatto.

E il vaccino?
Non esiste attualmente un vaccino per la malaria e le segnalazioni nel passato di potenziali candidati non hanno poi trovato una effettiva applicazione pratica. Oggi la ricerca scientifica anche in questo campo si sta muovendo e l’auspicio è quello che possa realizzarsi un efficace vaccino, che troverebbe ampia applicazione, visti i numeri della malattia, anche se i tempi non saranno certamente brevi.

Qual è l'impatto socio economico nelle aree colpite?
Poche malattie e tra queste la malaria, l’AIDS e la tubercolosi hanno un così grande impatto di tipo sociale ed economico. Si stima che tra le cause del ritardo nella crescita e nello sviluppo del continente africano proprio queste tre malattie giochino un ruolo di vitale importanza. Occasioni come questa, e parlo qui anche come Direttore del CeSI (Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale), del Malaria Day , rappresentano un momento di riflessione e nel contempo un’occasione per un maggiore impegno nei confronti di questa malattia che è una delle più diffuse e gravi al mondo.