Quali sono i rischi e le opportunità del nucleare? Il tema, dopo i fatti catastrofici del Giappone, è sulla bocca di tutti. E le idee non sono sempre chiare. A questa preoccupazione hanno cercato di rispondere il professor Antonio Ballarin Denti e il dottore di ricerca Emanuele Cavaliere nel corso della conferenza che si è tenuta giovedì 24 marzo all’Università Cattolica e nell’intervista che pubblichiamo in questa pagina.

Coordinati dal giornalista del Giornale di Brescia Claudio Venturelli, i due esperti hanno proposto grafici, statistiche, diapositive e concetti chiari. «Il punto è che non ci si può limitare a dire nucleare sì nucleare no e affrontare la scelta con pressapochismo. È necessario approfondire pro e contro con la dovuta cautela», hanno detto. Tra i vantaggi delle centrali nucleari va sicuramente segnalata l’elevata densità energetica: impegnando poco territorio si possono produrre grandi quantitativi di energia e, nel frattempo, affrancarsi in modo significativo dalla dipendenza dal petrolio. «L’autonomia è positiva, ma lo è ancora di più se il sistema viene progettato a livello continentale: questa è la vera frontiera – ha detto il direttore del Crasl - quantomeno l’Europa dovrebbe muoversi in tale direzione». Tra i paesi di riferimento è stata citata la Germania, esemplare per i rilevanti investimenti effettuati nel settore della ricerca sulle energie sostenibili. Eolico e fotovoltaico tuttavia, allo stato attuale, hanno handicap notevoli: sono fonti discontinue ed imprevedibili, direttamente proporzionali alle condizioni meteorologiche.



Alla luce della catastrofe giapponese, le scelte dei governi hanno subìto, se non un ripensamento, almeno un rallentamento. I rischi associati a una centrale non sono legati al problema delle scorie o della sicurezza, come si crede comunemente. Infatti in situazioni adeguatamente monitorate le percentuali di pericolo tendono statisticamente allo zero. Il vero problema sono i costi, i tempi di realizzazione e quelli di ammortamento finanziario. «Investire nel nucleare oggi significa raccogliere i frutti tra 20 anni; ma l’auspicio è che nel periodo si siano raggiunte nuove frontiere, come la fusione fredda, i reattori autofertilizzanti e il fotovoltaico». Insomma, investire nella ricerca e assumere un atteggiamento più critico sul nucleare.