Che ruolo gioca oggi il nuovo Iraq nello scenario geopolitico del Medio Oriente? Una domanda a cui hanno cercato di rispondere il 23 ottobre nella sede dell’Alta Scuola di Economia e relazioni internazionali (Aseri) Alfredo Luciani, fondatore e presidente dell’Associazione internazionale Carità politica, e Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali dell’ateneo, in dialogo con Habeeb Mohammed Hadi Ali Al-Sadr, ambasciatore iracheno presso la Santa Sede.
«Siamo testimoni di una fase epocale senza precedenti nel mondo arabo di oggi», ha affermato Al-Sadr in apertura del suo intervento, lasciando intendere i temi su cui si muoverà il dibattito: il passaggio da un governo totalitario a uno democratico-progressista, le prospettive future per un Paese vittima di soprusi e violenze per troppi anni e le ripercussioni che un evento di tale portata può trascinare a macchia d’olio negli altri Stati all’interno del mondo arabo. Oltre alla presenza americana, ha avuto un ruolo fondamentale in questo processo la spinta popolare, riconducibile a un gran numero di proteste e agitazioni che hanno attraversato il Medio Oriente, il vicino Oriente e il Nord Africa. «Si troverà la pace solo se si riconosceranno i diritti del popolo - ha sottolineato l’ambasciatore iracheno -. La regione araba, infatti, sulla via di uno sviluppo sostenibile richiede politiche pratiche e concrete, in modo da poter porre rimedio alle politiche precedenti».
Al-Sadr ha ricordato che il suo Paese si è trovato su una strada difficile, anche a causa dell’occupazione americana. «Al momento - ha ricordato - stiamo cercando di attuare un sistema limpido e democratico, anche se non ci siamo ancora del tutto giunti». L’ambasciatore snocciola alcuni dati significativi, che nascondono al loro interno un cambiamento radicale della vita di migliaia di persone: la crescita demografica annua è salita del 2%, è iniziata la costruzione di 10 grandi policlinici e di un ospedale pediatrico in ogni provincia, la percentuale della partecipazione a scuole elementari e medie è arrivata all’89% ed è stata istituita (e sostenuta con una spesa di oltre 20 milioni di dollari all’anno) una sovrintendenza rivolta anche «alla conservazione del patrimonio cristiano».
L’Iraq, secondo Al-Sadr, è in grado di essere un «esempio di democratizzazione con il ruolo di mediatore all’interno del mondo arabo». Con la speranza che «i membri della comunità internazionali si accorgano che l’Iraq vuole raggiungere il traguardo democratico», l’ambasciatore conclude con la certezza che «nonostante le forze divisionistiche e le differenze esistenti, la democrazia irachena andrà avanti su questa strada».