L’Italia ha bisogno di una politica “alta” orientata verso la condivisione di un bene comune, in grado di cementare le spinte anche contrapposte e di far sperare nel domani. Diversamente da quanto pensano la maggior parte degli italiani il professor Lorenzo Ornaghi, già rettore dell’Università Cattolica ed ex ministro per i Beni e le attività culturali, è convinto che al nostro Paese serva «un di più di politica e non un di meno».

Questa tesi contenuta nel suo libro “Nell’età della tarda democrazia. Scritti sullo stato, le istituzioni e la politica” (Vita e Pensiero), è stata presentata a Brescia, mercoledì 28 maggio, in occasione della tavola rotonda coordinata nell’aula magna della sede dell’Università Cattolica da Mario Taccolini, direttore del dipartimento Scienze storiche e filologiche, a cui hanno partecipato Graziano Tarantini, presidente della Fondazione San Benedetto, e di Marta Cartabia, giudice della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana.

Gli scritti raccolti nel volume illustrano come e perché la tarda “democrazia dei moderni” corra il rischio sempre più grande di trovarsi incagliata tra le conseguenze dei cambiamenti di lungo periodo che stanno mutando fisionomia e funzioni dello Stato, il contrapporsi d’interessi economico-sociali restii a perseguire insieme il bene comune, il potere di gruppi oligarchici più stabili e forti delle leadership partitiche e di vecchie o nuove élite. Usare e investire quel “potenziale di sviluppo” della democrazia, che tuttora esiste ed è disponibile, diventa necessario ogni giorno di più. Ed è indispensabile, soprattutto, per poter lavorare alla costruzione di una democrazia nazionale ed europea. Che riesca a restituire ai cittadini la confidenza nella politica, facendone emergere il carattere migliore e le più utili qualità.