La Città e le sue istanze assumono importanza sia per la promozione di significativi processi educativi sia per l’attenzione rivolta alle peculiarità architettoniche. Anzi i due elementi sono fortemente intrecciati, al fine di favorire la crescita e l’espressione del potenziale umano. Le scelte urbanistiche, infatti, incidono in maniera significativa anche sullo sviluppo della popolazione e andrebbero calibrate al fine di creare un’autentica Città dell’Uomo, caratterizzata da partecipazione, costruzione di coesione sociale, inclusione.

Sono i temi guida del convegno Costruire la citta. Progetti, relazioni, partecipazione a cui hanno partecipato il 10 marzo a Brescia esperti e studiosi di livello nazionale e internazionale, dando vita a un dialogo interdisciplinare sulla tematica del vivere urbano nella società odierna.
L’iniziativa, accolta nella sede bresciana dell’Università Cattolica, ha promosso la collaborazione tra dipartimento di Pedagogia, facoltà di Scienze della formazione e Ordine degli Architetti della Provincia di Brescia, affrontando temi di impatto sociale e culturale legati alla progettazione dei contesti urbani, con la presentazione, nella seconda sessione, di esempi di “buone pratiche”.

Il vicesindaco di Brescia Laura Castelletti ha incoraggiato lo studio e il monitoraggio di queste dinamiche affinché l’amministrazione possa rispondervi in maniera consona e il presidente dell’Ordine degli architetti di Brescia Umberto Baratto ha sottolineato l’importanza del dialogo interdisciplinare. Luigi Pati, coordinatore della sessione mattutina, si è inserito nel quadro della pedagogia sociale, osservando come questa disciplina sia in grado di rilevare i bisogni della persona a cui l’architettura può rispondere.



La sollecitazione è stata colta e ripresa dai relatori della mattinata. Piergiorgio Reggio, mantenendo l’attenzione sui processi di apprendimento dei soggetti nei contesti sociali, ha approcciato le principali modificazioni urbanistiche al fine di sottolineare le relative implicazioni pedagogiche. La fine della concezione del territorio come elemento unificatore, per esempio, ha portato alla fine dei paradigmi educativi totalizzanti, lasciando il posto a una forma di conoscenza urbana fondata su shock e forti collisioni, sulla scorta delle riflessioni di Benjamin con suggestioni baudelairiane. Lo studioso ha sollecitato a interrogarsi sulle occasioni inedite di educazione che le continue evoluzioni della città metropolitana possono comportare e sul valore dell’esperienza come occasione di trasformazione quotidiana e quindi di apprendimento.

Giandomenico Amendola ha sottolineato l’esigenza di apprendimento soffermandosi in particolare sulla figura del progettista, che deve essere in grado di collocarsi in una prospettiva di ascolto, accogliendo in particolare le istanze della sostenibilità e della persona straniera. Per quanto concerne la sostenibilità il richiamo è al tema dei diritti, percorribili fino a quando non ne intralciano altri. Per quanto riguarda lo straniero l’accento è posto sulla necessità di coltivare una “cultura dell’altro”, oggi carente.

Gianluca Peluffo ha mostrato, anche attraverso esempi di opere architettoniche e progetti, la lettura dei bisogni di individui e collettività, senza scordarne il collegamento. Il concetto di shock anche qui è ripreso come strumento di conoscenza, accanto al ricorso alla meraviglia, alla condivisione, alla bellezza e al piacere, nella convinzione che ogni intervento di architettura sia un intervento portatore di significato pubblico, e che lo scopo di ogni committente, di ogni progettista, qualsiasi sia l’intervento o il progetto, sia quello di donare, di portare un dono.

Durante il convegno più volte è stato posto rilievo alla meraviglia autentica quale elemento guida di conoscenza e criterio orientativo per il progettista. Anche secondo Jean- Pierre Pourtois la meraviglia va suscitata, collocandosi in una prospettiva più ampia. Il pedagogista francese ha sottolineato infatti la proficua relazione e alleanza che si deve instaurare tra politica, pedagogia e scienza al fine di creare legami e spazi di vita significativi. La presentazione delle ricerche ha messo in luce in particolare le opportunità di sviluppo infantile che si possono produrre nella prospettiva della Città dell’educazione e della necessità di lavorare con i bambini sin dalla primissima infanzia sui temi dello spazio urbano. In un’epoca di accelerazione dei tempi e riduzione degli spazi, di moltiplicazione del fare ma a discapito della vera esperienza, l’invito è a prendere tempo per costruire reti tra famiglie, scuole, media, comunità, per la costruzione dell’identità personale.
Monica Amadini che, insieme all’architetto Paola Faroni ha dato vita all’organizzazione del convegno, ha introdotto i lavori del pomeriggio, volti alla presentazione e valorizzazione di buone pratiche. Anna Granata, Livia Cadei e Rosita De Luigi, Antonio Riverso, Alessandro Marata, Paola Faroni e Loredana Abeni hanno illustrato progetti e filmati a documentazione di percorsi e progetti condotti sul territorio nazionale, che hanno visto in particolare la partecipazione attiva di bambini e adolescenti sui temi del vissuto urbano, della cittadinanza attiva, dell’accostamento allo spazio costruito.