«Vorrei morire come donna ma non rinascerei come un uomo». In un’aula piena di giovani studentesse, echeggiano, questa volta per bocca di altri, le parole di Alda Merini. In occasione dell’anniversario della sua morte è stata presentata nella sede dell’Università Cattolica di Milano l’opera Più della poesia. Due momenti nelle vite di Alda Merini (nel video sottostante un breve estratto del documentario)

Il libro è accompagnato da un dvd che contiene le interviste del giornalista Paolo Taggi alla poetessa; interviste realizzate a partire dal 1993, anno della prima apparizione televisiva di Alda Merini, incontrata dallo stesso Taggi una seconda volta a distanza di dodici anni. Il volume viene presentato in occasione del premio alla memoria che il Festival internazionale di poesia civile di Vercelli ha conferito alla scrittrice.

Nella sede di via Nirone erano presenti in molti, tra quelli che l’hanno conosciuta, apprezzata, amata. Proprio a dispetto della sua vita fatta di sofferenze, follia, amore. Lei stessa nel volume L’altra verità. Diario di una diversa, come ricorda Enrico Elli, docente di letteratura italiana contemporanea dell’Università Cattolica di Milano, scriveva così: “Il manicomio che ho vissuto fuori e che sto vivendo non è paragonabile a quell'altro supplizio che però lasciava la speranza della parola. Il vero inferno è fuori, qui a contatto degli altri, che ti giudicano, ti criticano e non ti amano”. Alda Merini, come sostiene ancora il professor Elli, «ha saputo tener viva la speranza della parola donandola a tutti. La poesia è la sua salvezza e il suo dono». La figura di questa donna, come dichiara Ambrogio Borsani, biografo e curatore dell'opera completa della poetessa per Mondadori, «è unica nel panorama novecentesco». Ossessionata dalla poesia in un mondo che non ha bisogno di poeti, esordisce come autrice a quindici anni e a sedici vive per la prima volta la realtà del manicomio. Un Ambiente che imparerà a conoscere bene.

Paolo Taggi, autore delle interviste, ma anche autore televisivo e regista, racconta che, quando decise di farle vedere la prima intervista, seppe che Alda non stava molto bene. Così, confessa il giornalista, «convinsi una redattrice ad andare a vivere per un mese vicino casa della Merini. Finché non venimmo a sapere che Alda stava meglio e andammo a casa sua».

Dalle interviste emerge prepotentemente la poeticità della sua vita della Merini. Alda racconta l’amore per gli uomini, gli anni di follia, la depressione, la premurosità nei confronti della figlia, il dolore, l’umiliazione. Racconta persino la cattiveria della gente, che può esser sconfitta soltanto con l’amore. E pensare che, per vivere una vita più felice, ad Alda sarebbe bastata solo una carezza