Un economista curioso che ha creduto nel contributo della ricerca indipendente nel dibattito di policy, nell’interdisciplinarietà e nella fiducia verso i ricercatori più giovani. È il profilo del professor Pippo Ranci delineato da Gian Paolo Barbetta, Roberto Malaman e Clara Poletti nella giornata promossa dal dipartimento di Economia e Finanza e della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica il 20 maggio.

Amici e colleghi, provenienti da diversi luoghi e ambiti professionali, si sono raccolti intorno al professor Ranci per festeggiare e onorare un eminente studioso che in numerose occasioni ha aiutato, con il pensiero e con l’opera, a formare con indipendenza di giudizio le scelte di politica industriale ed economica in Italia.

Come hanno sottolineato Barbetta, Malaman e Poletti nella relazione introduttiva a cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, i Rapporti Cer-Irs, nati dalla collaborazione tra l’Irs milanese sotto la guida di Pippo Ranci e il Cer romano, hanno indirizzato e accompagnato il cammino di allontanamento dall’intervento pubblico diretto di politica industriale verso l’intervento indiretto di regolazione.

Questo cammino ha portato in Italia (come in tutti i Paesi dell’Unione europea) a un profondo ridisegno istituzionale, al quale Pippo Ranci ha contribuito al massimo livello, prestando la sua opera come primo Presidente dell’autorità di regolazione dei settori dell’elettricità e del gas. In questo ruolo, è stato grandemente innovatore: dal punto di vista procedurale ha introdotto l’uso, oggi diffuso presso molte amministrazioni, della consultazione pubblica e delle audizioni verbalizzate; dal punto di vista del merito, è stato un economista all’avanguardia con gli sviluppi di una materia nuova, in grado di comprenderne bene il linguaggio e di tradurlo in precise e ben fondate finalità operative.

La professoressa Catherine Waddams, docente di regolazione presso la Norwich Business School dove per molti anni ha diretto il Centre for Competition Policy, ha tenuto una lezione su “Market Intervention: Economics and Reality” dalla quale è emersa vivida la preoccupazione intellettuale di riuscire a combinare scientificità e attenzione per le scelte concrete di policy che ha caratterizzato la ricerca di Pippo Ranci.

Il professor Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, ha quindi tratteggiato in Pippo Ranci la figura di un “amico di una lunga strada”, ricordandone i molti decenni di una collaborazione intellettuale cementatasi peraltro negli anni difficili in cui l’Università Cattolica, con altre università italiane, era chiamata a rispondere alla sfida della trasformazione di un mondo accademico di élite in una università di massa.

Molte, a seguire, le testimonianze di amici e colleghi. Tra questi, il professor Stefano Zamagni, docente dell’Università di Bologna, dopo aver ricordato come dobbiamo a Pippo Ranci l’avvio in Italia degli studi sugli enti non profit, ne ha accostato il magistero e l’esempio al motto di Bernardo da Chiaravalle che esortava “non a sapere per sapere, non a sapere per mettersi in mostra, ma a sapere per educare (con carità) e per educarsi (con prudenza)”.