«Investire in istruzione, capitale umano, conoscenza costituisce oggi un fattore prioritario, essenziale per la crescita economica, ma soprattutto per l’occupazione e il benessere economico e sociale». Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco intervenendo venerdì 30 gennaio al seminario “Capitale umano e crescita” - secondo appuntamento dopo quello di apertura con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti - del ciclo di conferenze “Il Futuro nell’Economia” ideato e promosso dal preside di Economia Domenico Bodega e dal professor Giuseppe Arbia per celebrare il 15° anno di attività della facoltà di Economia presso la sede di Roma.

Da questo punto di vista per il governatore della Banca d’Italia sono imprescindibili «riforme che rilancino il sistema scolastico e universitario». Anche perché, ha aggiunto, «l’efficacia di un sistema di istruzione dipende dall’interazione tra più fattori; alcuni di questi attengono all’ammontare delle risorse destinate al sistema stesso, altri, spesso di difficile misurazione, all’organizzazione complessiva della scuola e dell’università che, a sua volta, si riflette anche su motivazioni e incentivi dei docenti».

Sulla stessa linea il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, che ha aperto i lavori dell’incontro: «Sono finiti gli anni dell’università di massa che garantiva in modo diffuso la promozione sociale dei laureati; oggi sperimentiamo un elitarismo della formazione che ci spinge a rivedere i nostri programmi per il futuro». Il professor Anelli ha rilevato poi come «gli studenti italiani cerchino sempre più formazione di alto livello all’estero, con il risultato che il nostro Paese subisce una vera e propria depredazione di giovani talenti». Come fare allora a fronteggiare un fenomeno di questa portata? «Ci sono molte possibili azioni - ha dichiarato il rettore della Cattolica - ma la cosa fondamentale è che le università siano lasciate libere di fare il proprio mestiere. Oggi infatti ci sono troppi vincoli burocratici e legislativi che impediscono agli atenei di rinnovare e rimodulare le loro proposte formative».

Un intervento a cui è seguita una breve riflessione di Giacomo Vaciago, docente di Economia monetaria nella facoltà di Economia, che ha fatto da apripista alla relazione del governatore Visco incentrata sul tema del valore del capitale umano nella crescita economica. «Rinascimento, Risorgimento e Miracolo economico, sono tre periodi storici del nostro Paese che hanno goduto proprio del valore straordinario del capitale umano messo in campo» ha detto Vaciago. Che ha poi aggiunto che i modelli di accesso a scuole e università «sono il nodo per decidere il futuro economico dell’Italia».

Considerazioni da cui ha preso le mosse il governatore Visco: «Per avere successo nella vita, oggi ci vuole conoscenza, competenza e abilità tecnica». Nel corso del suo intervento il numero uno di Palazzo Koch si è soffermato anche sull’economia italiana, la cui «prolungata fase di crisi in atto da ormai sette anni» sta avendo conseguenze sull’occupazione «particolarmente costose, in termini non solo economici ma anche sociali». I dati parlano chiaro: dal 2007 a oggi il tasso di disoccupazione, che ormai supera il 13% della forza lavoro, è più che raddoppiato; i disoccupati hanno raggiunto i 3,5 milioni, con un aumento di quasi due milioni di unità. La disoccupazione giovanile è anch’essa più che raddoppiata: su 100 giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni che hanno o ricercano un lavoro, oltre 40 non riescono a trovarlo.

Far fronte all’alto tasso di disoccupazione giovanile significa anche adeguare i meccanismi che regolano il funzionamento del mercato del lavoro al nuovo contesto tecnologico e competitivo. Secondo Ignazio Visco «con le più recenti riforme, quella del 2012 e quella in fieri delineata nel Jobs Act, l’Italia ha mosso passi importanti nella giusta direzione». Ecco perché in questa fase, ha rimarcato il governatore della Banca d’Italia, «il ruolo delle imprese e degli imprenditori è quanto mai importante». Infatti spetta a essi «investire in attività di ricerca, sviluppo e innovazione, assumendosene i rischi impliciti, di puntare sull’internazionalizzazione, attraverso la partecipazione attiva alle filiere produttive globali e la presenza sui mercati esteri maggiormente dinamici».

Insomma, il rilancio del Paese passa attraverso efficaci investimenti in capitale umano. Investimenti i cui benefici «non si esauriscono con quelli di natura materiale». Piuttosto, ha concluso Ignazio Visco, vanno “oltre l’economia”, in quanto contribuiscono «all’innalzamento del senso civico e del capitale sociale, valori in sé, indipendentemente dai loro effetti positivi sulla crescita economica, e fattori importanti di coesione sociale e di benessere dei cittadini».

Capitale umano e crescita - Intervento di Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia ( KB)