È trascorso un secolo esatto da quando Umberto Saba, spinto a lasciare Bologna da difficoltà di ordine economico, si trasferì a Milano. Un incontro documentato anche negli archivi della biblioteca d’ateneo di largo Gemelli. Nel capoluogo lombardo il poeta aveva trovato un’occupazione stabile grazie ai fratelli Cesare ed Ettore Cantoni, triestini di origine; e, soprattutto, grazie ad Ettore, “amico di giovanezza”, con cui – come scriverà a Giacomo Debenedetti – si era rappacificato dopo alcune incomprensioni.

I fratelli Cantoni erano da poco divenuti proprietari del “Teatro Eden” di largo Cairoli, scegliendo per l’impresa il nome di “Taverna Rossa”. Saba, che nel primo anno del suo pur discontinuo soggiorno milanese abitava in via Ansperto 10, a pochi metri da quella che sarebbe diventata la sede dell’Università Cattolica, vi svolgeva un lavoro di tipo impiegatizio: gestire l’amministrazione della sala e tradurre o sistemare, a volte in modo significativo, i testi delle riviste d’attualità che venivano recitate tutte le sere negli spettacoli offerti dal locale.

I testi non erano certo esempi di alta letteratura, dati la tipologia del genere e i giudizi che lo stesso Saba esprime in diverse occasioni, ma erano tuttavia tali da garantirgli di che sopravvivere in una città che, al di là delle pregiudiziali previsioni di “antipatia”, si stava invece rivelando come luogo vivace e “non trascurabile”. Saba dimostrò in questo lavoro grandi abilità amministrative, tanto da vagheggiare l’impiego di segretario del Tiro a Segno di Milano, posto al quale concorse con qualche speranza e che fu invece ottenuto dal “più inane dei concorrenti”.

Ma il poeta non era destinato a risiedere in modo stanziale nella città ambrosiana. Arruolatosi nell’esercito, durante la Prima guerra mondiale gli vennero affidati compiti di retrovia a Casalmaggiore (Cr), a Roma, poi di nuovo a Milano nel 1916, e poi ancora a Torino, a Taliedo presso il Campo di aviazione, e ancora a Milano nel 1918. A partire dall’anno successivo sarà a Trieste, dove acquisirà la “Libreria antica e moderna” in via san Nicolò, 30, principiando una attività imprenditoriale che forse non avrebbe mai iniziato se non avesse avuto alle spalle la ben riuscita prova amministrativa alla “Taverna Rossa”.

In questi anni Saba cercava di pubblicare le sue poesie ed era piuttosto scontento del rapporto con l’editore Vallecchi che rifiutò di portare a termine un’edizione in fase avanzata di bozze. Nel 1922 il poeta pubblicò con le edizioni del periodico torinese “Primo Tempo” Preludio e canzonette, poesie uscite dapprima su rivista nel numero del 15 luglio e poi in volume, nell’anno successivo. La biblioteca d’ateneo, grazie alla donazione della famiglia Biscottini, possiede un esemplare di questa stampa nel Fondo Piccoli-Addoli, con una preziosa dedica autografa a Giovanni Beltrami, allora direttore delle edizioni Treves.

Come ci rivelano le lettere ad Aldo Fortuna, Saba stava pensando a una nuova silloge cui teneva moltissimo per via dei sonetti dell’Autobiografia, da lui definiti in questi termini: “Un fulgore mi sopravvenne dall’alto […] e in uno stato d’animo che mi ha lasciato ammalatissimo, incominciai e terminai il racconto e la redenzione della mia vita”. Il poeta era dunque in cerca di un editore che potesse valorizzare al meglio una raccolta che egli riteneva importante per il proprio percorso umano e poetico e cercò di contattare l’editore Treves attraverso l’amicizia e l’interessamento di Papini e Ojetti.

In questi anni, Giovanni Beltrami era a tutti gli effetti il direttore responsabile della Casa editrice ed è naturale che il poeta volesse presentarsi al futuro editore anche con un suo libro già stampato (appunto, Preludio e canzonette). La dedica di Saba, ora presente nella nostra biblioteca, testimonia dunque questo legame concreto con la Casa editrice che pubblicherà i suoi nuovi versi e rappresenta l’approdo di una storia editoriale fatta di ripensamenti, revisioni, e anche di rifiuti. La raccolta vedrà finalmente le stampe, per il caratteristico marchio della lucerna di Treves, nel 1926 con il titolo Figure e Canti.

Riferimenti bibliografici: Umberto Saba, Tutte le poesie, a c. di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 1998; Id., Tutte le prose, a c. di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 2001; Id., Quanto hai lavorato per me, caro Fortuna! Lettere e amicizia fra Umberto Saba e Aldo Fortuna, 1912-1944, a cura di Riccardo Cepach, Trieste, MGS Press, 2007; le voci Colantuoni, Alberto e Beltrami, Giovanni in DBI).