Il 79,5% dei giovani italiani considera favorevolmente il “Servizio civile universale” che il Governo sta attivando. Pur essendo attualmente poco conosciuto (meno del 10% lo conosce bene e il 35% ne ha sentito vagamente parlare), possiede caratteristiche che la grande maggioranza dei giovani considera utili e importanti: consente infatti allo stesso tempo di esprimere valori di solidarietà e arricchisce il proprio saper essere e fare con competenze spendibili anche nel mondo del lavoro (aspetto cruciale per il 95% degli intervistati).

È questo il pensiero giovanile sulla partecipazione sociale intercettato dall’indagine del Rapporto Giovani (www.rapportogiovani.it) promossa dall'Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l'Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, condotta su un campione di 1.783 persone rappresentativa su scala nazionale dei giovani tra i 19 e i 30 anni che è stato presentato oggi, 20 gennaio, nella Sala Stampa di Palazzo Chigi a Roma.

«Negli ultimi anni nei giovani è aumentata la consapevolezza che il successo professionale non dipende solo dal titolo di studio, ma anche da competenze che si acquisiscono fuori dalle mura scolastiche mettendosi direttamente alla prova con la realtà lavorativa e sociale - afferma il professor Alessandro Rosina, tra i curatori dell’Indagine -. Questi motivi, assieme al desiderio di riconoscimento sociale e al senso di appartenenza comunitaria, hanno fatto crescere negli ultimi anni l’attenzione dei giovani verso attività di volontariato e di servizio civile. Dove questa predisposizione è stata sostenuta da proposte di valore e in sintonia con nuove sensibilità e interessi delle nuove generazioni si è osservata anche una crescita effettiva di partecipazione».

L’80% dei giovani del Centro-Sud consiglierebbe il servizio civile senz’altro a un coetaneo (la percentuale si abbassa di 12 punti percentuali nel Nord). Differenze simili emergono per genere: 80% per le femmine e 70% per i maschi.

La maggioranza è disponibile a prenderlo personalmente in considerazione. I più disponibili sono le donne, chi risiede al Sud e gli under 25. In ogni caso chi si dice assolutamente non interessato è solo una stretta minoranza degli intervistati (11% al Nord, 4% al Centro e 3% al Sud).

L’impressione è che in Italia ci sia una ampia domanda di partecipazione sociale dei giovani che non ha finora trovato adeguati strumenti di valorizzazione. I dati della ricerca del “Rapporto giovani” condotta a fine 2014 confermano ulteriormente questa impressione arricchendo ulteriormente il quadro in relazione anche alle nuove proposte del Governo, in particolare al “Servizio civile universale”.

In tale contesto l’80,4% dei giovani italiani dichiara di essere “molto” o “abbastanza” d’accordo sul fatto che per tutti i giovani sia utile fare un’esperienza di impegno civico e sociale a favore della propria comunità, anche senza compenso in denaro. Solo una parte limitata di giovani, però è impegnata o ha svolto un’esperienza di servizio civile (11,7%) e circa la metà dei giovani (50,2%) non ha mai svolto attività di nessun tipo in ambito sociale.

Gli aspetti considerati più importanti per un’esperienza di questo tipo sono prima di tutto quello di “aiutare i giovani a crescere come persone” (96% concordano “molto” o “abbastanza” con questa affermazione) seguito dall’”arricchire le competenze utili per la vita sociale e lavorativa” (95%) e dall’incentivare la formazione di “cittadini attivi e intraprendenti” (94.3%). Molto alti, pur venendo dopo, sono anche gli aspetti più rivolti alle ricadute positive della propria azione verso gli altri (“esprimere valori di solidarietà” e “rafforzare il senso di comunità”, rispettivamente al 93.9 e al 92.0%). La remunerazione non è l’aspetto più importante (anche se raggiunge una percentuale comunque piuttosto elevata.)

Il valore dell’impegno civico e sociale è maggiormente riconosciuto dalle donne e nell’Italia centrale. Le differenze emergono soprattutto quando ci si focalizza su chi risponde “molto”. In tal caso i primi tre aspetti apprezzati nelle diverse ripartizioni geografiche risultano essere: al Nord l’aiutare a crescere come persone (59,0%), al Centro lo stimolare a diventare cittadini attivi e intraprendenti (64,5%), al Sud l’essere anche un’occasione per arricchire conoscenze e competenze utili per la vita sociale e lavorativa (65,1%).

L’aspetto di utilità per il lavoro tende quindi ad essere maggiormente sentita nel Mezzogiorno. In ogni caso, anche nel Sud dove le condizioni di lavoro e di reddito sono più penalizzanti, chi considera molto importante avere una remunerazione è la minoranza.

«Il Servizio Civile Universale proposto dal Governo - ha dichiarato il sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali Luigi Bobba - e sostenuto anche a livello europeo durante il semestre di Presidenza italiana, rappresenta un momento di grande impegno civico da parte dei giovani, nonché un importante strumento di crescita personale, di partecipazione attiva, di condivisione di valori umani e solidaristici. È anche un’esperienza propedeutica all’ingresso vero e proprio nel mondo del lavoro; per questo è in corso di definizione un sistema per la certificazione delle competenze volto a consentire ai giovani di poter spendere utilmente questa importante esperienza in una futura occupazione lavorativa. Stiamo mettendo a punto, infatti, un sistema di riconoscimento delle competenze acquisite durante il Servizio civile nazionale - ha aggiunto il sottosegretario Bobba - che farà parte del bagaglio culturale e professionale del giovane anche utile per un accrescimento motivazionale e valoriale».