Svolgere un ruolo di sintesi del sapere. Ma anche dare un contributo a tutte le altre discipline accademiche nella loro ricerca di significato. E ancora: offrire una chiara conoscenza dei principi del Vangelo fornendo così alla Chiesa una collaborazione preziosa per la sua opera di evangelizzazione nel mondo. Sono questi i compiti che definiscono il ruolo dell’insegnamento della teologia nelle 210mila scuole e 1.365 università cattoliche, cui si aggiungono le 500 facoltà ecclesiastiche, sparse in tutti i continenti e frequentate mediamente per circa il 50% da non cattolici.

A tratteggiare un profilo di questa disciplina, chiamata sempre più a rispondere alle sfide culturali del nostro tempo, è stato monsignor Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica della Santa Sede. Nella sua prolusione ai Corsi di Teologia dell’Ateneo, tenutasi mercoledì 4 marzo, ha affrontato il tema del ruolo di questa disciplina nell’Università Cattolica alla luce della Ex Corde Ecclesiae.

Un argomento che, mai come quest’anno, si pone in tutta la sua rilevanza visto che nel 2015 ricorrono due anniversari molto importanti: il 50° della Dichiarazione del Concilio Vaticano II Gravissimum educationis, sull’educazione cattolica, e il 25° della Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae, di Giovanni Paolo II, sulle università cattoliche.

Non a caso il rettore Franco Anelli, introducendo la lezione di monsignor Zani, ha ribadito il valore che questo documento riveste per gli atenei cattolici, in quanto indica che c’è una «matrice comune» a cui poter far riferimento. Da parte sua l’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori, oltre a ricordare l’attualità della Ex Corde Ecclesiae, ha precisato come l’insegnamento della teologia «sia parte integrante del percorso di studi dell’Ateneo».

Qual è il contributo che oggi l’insegnamento teologico può davvero dare alle università cattoliche? Secondo monsignor Zani il suo «significato» e «valore» riguarda l’essere e l’agire propri di un’istituzione con questa matrice, la sua «identità» e la sua «missione». «Il ruolo insostituibile dell’università risiede nell’essere Alma Mater - ha spiegato monsignor Zani -, madre che nutre e fa crescere. L’etimo latino alo (da cui alimentare), è la radice di alma e di alunno, il quale man mano assimila con lo studio personale il nutrimento che riceve dai professori». Per questo motivo, ha aggiunto, «l’università deve stabilire uno speciale tipo di legame sia tra le persone che la compongono, sia tra le varie discipline del sapere umano» dal momento che essa «non può essere ridotta a mera scuola professionale piegata ai duri criteri efficientistici della moderna società».

Di qui la centralità del ruolo della teologia «una scienza che può incontrare e dialogare con le altre discipline accademiche e confrontarsi con i cultori di diverse scienze umanistiche e scientifiche nella ricerca della verità». Perché il contributo fondamentale che l’insegnamento teologico può dare alle istituzioni universitarie è prorpio l’«unità dei saperi», premessa fondamentale per recuperare quell’aspetto di “comunità”, che da sempre caratterizza l’università, «proponendola come luogo di elaborazione condivisa di una determinata cultura, nella quale sono armonicamente combinate la ricerca scientifica e la teoria, ma anche la formazione e l’educazione delle persone».

Pertanto, ha detto il segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, «occorre sviluppare un nuovo paradigma degli studi universitari che maturi nello studente l’attitudine a organizzare la conoscenza per superare la frammentazione delle discipline». Ecco allora l’importanza di un sano dialogo tra il sapere teologico e gli altri saperi, anche perché la missione delle università cattoliche, attraverso l’insegnamento della dottrina sociale cristiana, è puntare alla «formazione di una leadership professionale che agisca incondizionatamente per il bene comune e per la pace». Per questo la teologia «non può e non deve rimanere una disciplina isolata e chiusa in se stessa, ma deve aprirsi al confronto con le altre discipline ed essere valorizzata per il contributo che offre all’intera istituzione accademica».