Dal diabete all’obesità, dalla sclerosi multipla all’autismo: sono solo alcune delle malattie la cui soluzione potrebbe trovarsi in una nuova metodica medica, il trapianto di flora batterica intestinale (microbiota), applicazione che oggi in Italia viene eseguita solamente al Policlinico universitario A. Gemelli di Roma dove già di routine viene usata contro infezioni intestinali potenzialmente letali.
Non a caso proprio presso l’Università Cattolica – Policlinico A. Gemelli di Roma sono in corso delle sperimentazioni cliniche su alcuni pazienti con diabete insulino-resistente in fase precoce e con colite ulcerosa. C’è inoltre la volontà di partire con un trial clinico sulla sclerosi multipla.
Il trapianto di microbiota è al centro del corso “Postgraduate Course GUT Microbiome, Nutrition and Health” organizzato dalla Associazione Europea di Gatroenterologia, Endoscopia e Nutrizione - EAGEN (10-11 settembre, Sala Italia, Centro Congressi Europa, Università Cattolica, Largo F. Vito 1) che si è aperto il 10 settembre insieme al workshop congiunto XXVIIth International Workshop on Helicobacter and Microbiota in Inflammation and Cancer, dedicato a Helicobacter pylori e al suo ruolo nell’infiammazione gastrointestinale e nel cancro, a cura del Gruppo di Studio Europeo su Helicobacter – EHSG.

Il trapianto di microbiota fecale (FMT) è uno dei più innovativi nuovi trattamenti del XXI secolo. Gli esperti ritengono che questa procedura, che trapianta i microbi da un intestino umano ad un altro attraverso la materia fecale, potrebbe offrire la cura a una vasta gamma di malattie e gettare nuova luce sul ruolo del microbioma in malattie gastrointestinali e non solo. Eseguire il trapianto di per sé è una procedura non complicata: bisogna isolare la flora batterica di un donatore sano attraverso sofisticate procedure microbiologiche di purificazione. Questo liquido viene poi somministrato al ricevente per bocca o per via rettale.

Mentre il FMT è stato dimostrato essere sicuro ed efficace per i pazienti con infezioni ricorrenti da Clostridium difficile - e il Policlinico Gemelli è attualmente l’unico centro in Italia ed uno dei pochi centri al mondo a praticare di routine questa terapia - la sua efficacia nel trattamento di altre malattie è ancora da dimostrare. Ma vi sono dati internazionali che dimostrano che il FMT è un trattamento efficace per una serie di altri disturbi gastrointestinali. Uno studio presentato lo scorso agosto alla conferenza della American Gastroenterological Association tenutasi a Chicago riporta che il 70 per cento dei soggetti che hanno ricevuto FMT per la sindrome dell'intestino irritabile refrattaria (IBS) aveva una risoluzione e/o un miglioramento dei sintomi. I pazienti hanno riferito un miglioramento del dolore addominale (72%), abitudini intestinali (69%), dispepsia (67%), gonfiore (50%) e flatulenza (42%). La qualità della vita è stata anche migliorata nel 46 per cento dei pazienti. I dati confermano inoltre il potenziale del trapianto nel trattamento della malattia infiammatoria intestinale (IBD), colite ulcerosa e morbo di Crohn.
Ma si va ormai sempre di più consolidando l’idea che la flora batterica intestinale sia un tassello importante non solo nella comprensione delle malattie gastrointestinali, ma anche di un’altra serie di patologie, specie quelle che coinvolgono il sistema immunitario, malattie autoimmuni intestinali (morbo di Crohn) e non (sclerosi multipla). “La flora batterica interagisce infatti con le cellule immunitarie che popolano il nostro intestino – spiega il professor Antonio Gasbarrini, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e Gastroenterologia preso il Policlinico A. Gemelli e presidente del congresso EAGEN – modulando l’attività di geni chiave per il corretto funzionamento del sistema immunitario”. Non si esclude dunque che con il trapianto di microbiota si possa porre rimedio anche a malattie gravi e complesse come la sclerosi multipla, misteriose come l’autismo che non a caso risulta spessissimo associato a numerosi problemi gastrointestinali.