Sono partiti in quattrocento dall’Italia per una settimana all’insegna della pace tra Palestina e Israele. Tra loro anche Valentina Lorini, studentessa del terzo anno del corso di laurea in Relazioni internazionali della facoltà di Scienze linguistiche dell’Università Cattolica di Brescia. Un viaggio che ha rivoluzionato la sua posizione sulla questione israelo–palestinese. E pensare che tutto è partito quasi per caso: sfogliando un quotidiano, qualche mese fa, Valentina ha trovato un articolo che pubblicizzava l’iniziativa “Time for responsabilities”, organizzata dalla Tavola della pace in collaborazione con la Rete Europea degli Enti locali per la Pace in Medio Oriente. Il progetto consisteva in un viaggio in Medio Oriente dal 10 al 17 ottobre per vedere, ascoltare e capire in prima persona la situazione dei popoli palestinese e israeliano, e comprendere cosa stanno facendo l’Europa e la Comunità Internazionale in merito al problema.

«Pochi giorni dopo aver letto l’articolo – racconta – insieme al docente che mi segue, ho pensato che quest’esperienza avrebbe potuto essere l’argomento della mia tesi di laurea, soprattutto per quanto riguarda il ruolo dell’Europa nel conflitto israelo-palestinese». Al suo arrivo ha trovato di fronte a sé una realtà molto diversa da quella che aveva studiato sui libri di scuola e visto in televisione: «I giornali e la tv danno una visione superficiale della situazione – spiega la studentessa –, perché un servizio televisivo sul conflitto israelo-palestinese non desta più interesse nel pubblico». Valentina, invece, dopo quanto ha visto, avrebbe voluto addirittura cambiare la sua tesi di laurea: «L’Europa non sta facendo niente di concreto per quella gente e tutti gli aiuti economici inviati non riescono ad arrivare a destinazione, perché l’embargo non li fa passare dalle frontiere». Secondo la studentessa bresciana per agire in modo efficace è necessario partire dal basso, dai bisogni reali e concreti della gente.

I partecipanti al progetto sono stati divisi in gruppi in modo da effettuare contemporaneamente visite e incontri in diverse città. Valentina ha scelto di essere inserita nel gruppo istituzionale, che seguiva soprattutto conferenze e convegni con personalità politiche del mondo israeliano e palestinese. «Mi serviva raccogliere dati e materiale per la tesi e gli incontri sono stati sicuramente utili per la mia conoscenza e per formarmi un’opinione sull’argomento». Da queste conferenze internazionali, dislocate a Gerusalemme, Ramallah, Betlemme, Tel Aviv e Nazareth, è emerso come l’unica richiesta della gente sia la pace, da perseguire in qualsiasi modo possibile. Molti relatori hanno posto l’accento sul fatto che continuare a fare conferenze e a parlare della questione israelo-palestinese non sia un modo per risolverla: bisogna fare qualcosa di concreto.

Alla studentessa bresciana non sono sfuggite le differenze tra i territori di Israele e la Palestina. Nel primo caso colpisce la totale militarizzazione del territorio, con soldati presenti ovunque. Ogni giorno il gruppo di studenti doveva attraversare il muro che separa i due paesi: ogni volta una lunga routine di controllo di documenti, perquisizioni e metal detector. «Il muro è come una presenza inquietante e onnipresente: le prime volte che lo dovevamo passare ero abbastanza spaventata e tesa da tutti questi controlli - ricorda la ragazza – poi tutto ciò è diventato normale e quotidiano, anche se di normale ha ben poco». Diversa la situazione in Palestina, dove a colpire maggiormente è non tanto la povertà, quanto la precarietà delle gente: la popolazione non può avere progetti per il futuro, e oltre ai problemi materiali ha quello psicologico di non poter pianificare la propria vita». Valentina non ha potuto visitare Gaza, non essendo provvista di speciale permesso, ma ha ascoltato i racconti preoccupati dei suoi compagni di viaggio. Adesso tra progetti della studentessa c’è quello di tornare in Medio Oriente, magari per approfondire il rapporto con i rappresentanti di numerose Organizzazioni non governative con cui magari un giorno potra nascere una collaborazione.