Un traguardo «fondamentale per il proprio cursus honorum didattico e per la propria promozione personale». Con queste parole il rettore Franco Anelli ha aperto in aula magna, lo scorso 16 aprile, la cerimonia di conferimento del titolo di dottore di ricerca per gli anni accademici 2016 e 2017.

Quattrocento i giovani che hanno deciso di sposare con impegno e determinazione un progetto, che hanno concepito come un trampolino di lancio. Secondo il rettore, il dottore di ricerca non deve limitarsi all’acquisizione delle nozioni ma deve dare espressione a una vivacità inventiva che, prestando il fianco alla ricerca, possa portare all’elaborazione di qualcosa di originale e utile alla collettività. «È l’acquisizione di un pensiero critico e autonomo il vero risultato» ha detto il professor Anelli, qualcosa che vada al di là della preparazione universitaria.

Facendo, poi, riferimento alla Giornata per l’Università Cattolica, il rettore ha fatto riferimento alla parola che il direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova Roberto Cingolani, ospite della cerimonia, ha donato per l’installazione che verrà inaugurata nei chiostri giovedì 19 aprile. Resilienza ben si adatta alla stoffa dei ricercatori, a quella «capacità di sopportare con decisione i colpi di ventura e a quella paura di non trovare quel passo in più, quell’originalità necessaria al percorso di indagine».

Nella sua lectio magistralis, Cingolani ha esortato i neodottori a «rifiutare il posto marginale che la società tende a dare allo scienziato, imprigionandolo nell’immagine di topo di laboratorio» e a «reclamare un ruolo attivo nella comunità». Nel contesto di una presentazione dedicata alle nuove frontiere della scienza e della tecnologia, il leitmotiv sembra essere quello di sentirsi costantemente protagonisti di una sfida, rimanendo flessibili e cercando di applicare il sapere acquisito alla realtà, nel tentativo di trovare soluzioni dinamiche a problemi nuovi. «Pensate laterale e cercate di creare sinergie tra discipline che, fino ad ora, si sono parlate poco»: questa la raccomandazione che il professore ha lasciato ai giovani dottori, invitandoli a farsi carico di una responsabilità importante e a non aver paura di dare concretezza alle competenze acquisite per lasciare un’impronta tangibile nel mondo.

Un impegno che può avere ormai diversi sbocchi da quelli tradizionali: secondo i dati delle ultime indagini relative alla soddisfazione dei dottori di ricerca dell’Università Cattolica ha preso piede una percezione del dottorato che non si limita all’ambito accademico ma che si spinge verso percorsi professionali diversi.