Una lezione di Psicologia dei consumi e ricerca di marketing del professor Bosio con la presentazione del programma per l’FPA alla University of Alberta, nella città di Edmonton (Canada): tre settimane di “summer school” alla School of Business dell’università con una divisione in due differenti moduli: Organizational Analysis e Consumer Marketing. È cominciata così l’esperienza di studio all’estero che voglio raccontare. Pensai che fosse arrivato il momento di mettersi in gioco, di provare nuove esperienze e, trovandomi a un anno dalla fine degli studi, anche di “rimpolpare” il curriculum vitae. Superata la selezione, mi sono tuffato in quest’esperienza.
Alla partenza eravamo in 18, tutti psicologi dell’organizzazione o del marketing. Molti erano miei compagni di corso. Ci aveva già detto della bellezza della University of Alberta, una delle prime cinquanta Università al mondo. Immersi nel verde, fra scoiattoli e lepri saltellanti, si ergono i palazzi delle varie facoltà dell’Università. Fra questi edifici, il St. Joseph’s College, il nostro dormitorio. Ad accoglierci un giovane studente, Scott, un ragazzo…“gigantesco” (classico stereotipo canadese) e abbastanza timido che nel corso del tempo si è dimostrato un’ottima guida e un prezioso “alleato”.
Nello stabile della Business School si svolgevano, tutti i pomeriggi, week end esclusi, le nostre lezioni, divise in due moduli: il primo, Organizational Analysis tenuto dal professor Royston Greenwood. Il secondo, Consumer Marketing tenuto dal professor John W. Pracejus. Questa esperienza di studio mi ha dato modo di riflettere sulla contrapposizione di “stili” d’insegnamento fra la nostra università e quella canadese. Le lezioni erano rivolte esclusivamente a noi diciotto studenti. Il setting ci vedeva sempre disposti in cerchio. Il professor Royston, già dalla prima lezione, ci fece costruire delle targhette con il nostro nome da esporre sul banco. Ogni lezione, infatti, prevedeva ch tutti intervenissero. Venivamo continuamente coinvolti e chiamati per nome. Inoltre, ci venivano rivolte sempre domande dirette, come fosse una sorta di interrogazione “da liceo”. Oltre a questo, vi era spesso una divisione del lavoro in gruppi. A ciascuno di questi veniva assegnato un tutor per coordinare i lavori. Ci venivano poi assegnati, quotidianamente, degli articoli da leggere per la lezione successiva. In questo caso, sempre divisi in piccoli gruppi, il nostro compito era quello di creare delle presentazioni, sugli articoli stessi, da esporre poi in plenaria.
È una modalità molto efficace di apprendimento. La stessa disposizione in cerchio, il favorire la partecipazione di tutti e la creazione di elaborati di gruppo sono elementi importanti che permettono di mantenere il livello di attenzione sempre alto, aumentando così il rendimento e soprattutto l’interesse degli studenti. Uno stile che anche nella laurea magistrale in Psicologia delle organizzazioni è sempre più presente. Sono, infatti, sempre più utilizzati i lavori di gruppo con elaborati annessi e il setting è sempre più partecipativo. Insomma, anche da noi sembra che la classica lezione frontale stia lasciando sempre più spazio a nuovi metodi, certo impegnativi e a volte complessi da gestire, ma senza dubbio efficaci.
La summer school in Canada, ovviamente, non è stato solo studio. Abbiamo condiviso tutto: dormitorio, bagno, aula, uscite serali, shopping… con i compagni d’aula di sempre. Forse questo ci ha limitato un poco nell’apprendimento della lingua ma i legami che si sono formati e le amicizie profonde che ancora ora resistono valgono tutto questo.
Non mancano i ricordi da tenere con me. Le persone conosciute in Università, a partire dai professori con cui abbiamo condiviso due bellissime cene di fine corso. Il nostro amico Alex, che ci ha fatto scoprire la “Edmonton by night” trascinandoci per pub, discoteche e partite di football. Il nostro amico Max, conosciuto per caso di fronte a uno sportello Atm, e i suoi amici del Senegal che, increduli di fronte al fascino mediterraneo delle mie compagne di viaggio, non hanno smesso un attimo di corteggiarle. La bellissima gita alle Rocky Mountains in cui ci siamo immersi nella celeberrima natura canadese, fatta di foreste, alci e orsi (che purtroppo non siamo riusciti a vedere), poi laghi di colori inaspettati, il ghiacciaio delle Ice Fields, il rafting organizzato per noi dalla Business School! Non può poi mancare lo shopping ovviamente. Su 18 studenti, eravamo solo tre maschi! Ecco quindi le “gite” al Mall, il centro commerciale di Edmonton, che solo pochi anni fa era il primo al mondo! Il “Baconator” della catena di fast food “Wendy’s”… probabilmente l’hamburger più buono che esista! Il nostro “programs Director”, il grande John Doyle, una persona tenerissima che alla nostra richiesta di poter avere delle racchette per giocare a tennis, ci ha portato delle racchette in legno degli anni ’20! E Tianzhen, la nostra guida, l’unico che, sul ghiacciaio, a zero gradi ai primi di agosto, era vestito in bermuda e felpa! Dulcis in fundo, il bellissimo rapporto che si è creato con i nostri professori italiani che erano in viaggio con noi. E questo non sarà solo un ricordo ma lo possiamo coltivare anche nella parte conclusiva del nostro percorso universitario.
* 23 anni, di Arona (NO), laurea triennale in Scienze e tecniche psicologiche, iscritto al secondo anno della laurea magistrale in Psicologia delle organizzazioni e del marketing (indirizzo Organizzazioni)