di Kim Kyung Surk *

L'ambasciatore Kim Kyung SurkHo svolto gran parte della mia carriera diplomatica presso l’Ambasciata di Corea in Italia, occupandomi del settore economico-commerciale. L’economia e l’industria italiana mi hanno sempre incuriosito molto. Per questo motivo sei anni fa, quando ero già in pensione, decisi di fare una ricerca e di scrivere un libro sull’economia e l’industria italiana, per farle conoscere in Corea.

Dunque ho cominciato il corso di dottorato nel settore politico-economico. Poi, dopo il dottorato di ricerca ho scritto un libro dal titolo “Made in Italy”, recentemente pubblicato in coreano, che riguarda l’economia e l’industria italiana e mette in rilievo la grande capacità delle piccole e medie imprese.

Durante il mio mandato in Ecuador, notai la fama che le università cattoliche del luogo e degli altri paesi latino-americani riscuotevano. Erano considerati istituti molto prestigiosi. E nel settembre 2008 ho potuto fare la domanda al bando di concorso del dottorato di ricerca nel corso di politica economica e con mio grande piacere fui ammesso.

La mia tesi tratta delle innovazioni tecnologiche nelle imprese manifatturiere coreane. In particolare ho analizzato l’effetto delle innovazioni tecnologiche sull’occupazione e sulla produttività degli investimenti innovativi, attraverso un’analisi quantitativa dei due microdati, cioè gli investimenti sulla ricerca e sviluppo delle aziende e la Korean Innovation Survey, e sull’impatto dell’innovazione delle giovani aziende coreane.

La mia esperienza all’Università Cattolica è stata del tutto positiva. Oltre alle attività didattiche (corsi universitari) e di quelle di ricerca, anche la logistica soddisfaceva le mie esigenze, i docenti erano tutti disponibili, soprattutto la mia supervisor, una professoressa molto precisa che mi ha permesso di finire il corso in tre anni e mezzo. Anche gli studenti erano seri e molto gentili, e ho ancora nostalgia della mensa.

A sessant’anni studiare può essere considerata un’esperienza singolare e impegnativa. Allora, pensavo, se avessi studiato così tanto da giovane avrei potuto fare tutto quello che volevo nella vita. Mi sono quindi reso conto che bisogna studiare quando si è giovani. Studiare significa mettersi seduti alla scrivania con pazienza e godere anche di ottima salute.

Una cosa che mi ha impressionato molto durante il mio studio è il fatto che nessuno, né i professori, né gli studenti, mi hanno fatto mai sentire a disagio nonostante la mia non più giovane età. Tutti mi hanno trattato sempre come un coetaneo e per questo sono sinceramente molto grato.

* ambasciatore della Corea del Sud presso la Santa Sede