Può un'artista restituire un'identità nuova al suo lavoro? Può addirittura cambiare identità per la realizzazione delle proprie opere? Sono state queste e molte altre le domande poste dagli alunni dell'Università e da Paolo Bolpagni, Elena Di Raddo, Domenico Quaranta e Francesco Tedeschi ai vari artisti che si sono alternati sulla cattedra nella sede dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia.

Nel primo dei quattro incontri lo scorso 20 aprile sono intervenuti Sabrina Mezzaqui, artista di fama oramai internazionale, e Massimo Minini suo gallerista fin dagli esordi, interrogati dal Professor Tedeschi, docente di Storia dell'arte contemporanea alla facoltà di Lettere e filosofia. Nell'opera di Sabrina si può parlare di identità soprattutto attraverso la manualità,una manualità che serve per capire, studiare, ascoltare diverse culture tra cui spiccano quelle orientali. Non è un caso che una delle ultime opere presentate proprio alla Galleria Minini di Brescia fosse un libro di scritti antichi orientali e in particolare Le rivelazioni del Buddha, dove possiamo osservare che le pagine sono state stampate e altre fanno da corona tutt'attorno ripiegate come tipici origami orientali. Qui subentrano altri aspetti interessanti del lavoro della Mezzaqui ovvero la gestualità e il tempo, altri fattori riconducibili alla identità manuale di culture a volte a noi molto lontane. Si è continuato parlando dei lavori iniziali delle varie mostre eseguite un po' in tutto il mondo, ed è proprio qui che è intervenuto Massimo Minini, spiegando quanto non sia assolutamente facile capire cosa spinge un artista a eseguire determinati lavori e come sia altrettanto complicato per un gallerista intuire le potenzialità di una giovane artista ai più sconosciuta.

Il secondo appuntamento ha visto Janez Jansa e Fabio Paris impegnati durante tutto il pomeriggio di Venerdì 30 Aprile per parlare con Domenico Quaranta, uno dei massimi Critici e Curatori nel campo della Net Art e New Media art. Janez, che dal 2002 è direttore artistico di Aksioma – Institute for Contemporary Art di Lubiana, è uno degli artisti più conosciuti a livello nazionale e internazionale per i suoi lavori che hanno un forte approccio di tipo intermediale e sociale, senza risparmiare critiche e affermazioni sulla condizione dell'uomo e della sua attuale situazione. Nelle sue opere si parla moltissimo di “identità multiple” nel senso più stretto del termine avendo lui e altri due colleghi cambiato davvero identità per una performance da loro attuata nel 2007 dove assumevano lo stesso nome del primo ministro in Slovenia, loro paese natale, così da rendere pubblica la loro vita e i loro documenti personali e creando una certa confusione per chi vorrebbe attuare una piccola ricerca in internet della loro identità, in mostra erano esposti tutti i documenti necessari per il loro cambio di identità.

La Performance che è stata chiamata Name/Readymade è sicuramente un omaggio a Marcel Duchamp, maestro del '900 e dell'arte contemporanea mondiale. Tutto questo parlare di identità per il gallerista di Janez, Fabio Paris, è da tempo un masterpiece per gli artisti da lui promossi, essendo anche uno dei promotori dell'opera del duo italiano di artisti Eva e Franco Mattes che sull'identità reale e virtuale lavorano da anni.

Un'altro importante incontro è stato quello con Maurizio Donzelli,il 6 Maggio Elena Di Raddo lo ha interpellato sul suo lavoro,che sicuramente presenta sostanziali differenze con gli altri due artisti presentati antecedentemente. Donzelli è molto più un artista/artigiano che lavora ancora con la materia e non solamente con l'intelletto senza partecipare attivamente al lavoro. Il disegno resta la cifra stilistica massima del suo lavoro, e come un abile artista elabora anche dei concetti filosofici che devono accompagnare il tutto, in una delle sue ultime personali alla Galleria Caterina Tognog di venezia, Maurizio fa diventare i suoi disegni spazio stesso che invadono la galleria fino a ricoprirne le pareti,dove il pubblico è invitato a creare nuove assonanze e accostamenti tra i vari soggetti e oggetti ritratti dall'artista.

Ultimo, ma non meno importante appuntamento con artisti e studenti è affidato alla moderazione di Paolo Bolpagni. Parliamo al plurale perché ci troviamo di fronte ad un collettivo di tre artisti denominati "Aris artisti RISorti". I loro veri nomi sono Ferdinando Cinini, Martino Martinotta e Riccardo Simoni e hanno analizzato nel profondo l'identità come Mito e non più semplice identità personale o di altre personalità. Il loro scopo e quello delle loro performance video è di prendere una persona qualsiasi con delle particolari capacità in un determinato ambito della vita e elevarla a Mito grazie ad un accordo consensuale dove gli artisti stipulano un contratto con il personaggio che vende a loro i suoi diritti di immagine, ma anche di identità permettendo al gruppo di farne ciò che vogliono. Per rafforzare maggiormente l'idea vengono Mitizzati anche alcuni oggetti posseduti al personaggio scelto. Tutto questo è quello che avviene quindi con le identità multiple di cui molto si è parlato in questi incontri e di cui siamo convinti non si smetterà di parlare, soprattutto in un mondo come quello dell'arte contemporanea che con l'arrivo di artisti di fama ormai internazionale fin da giovane età dovrà presto confrontarsi con una storiografia particolarmente manipolata e catalogata da schemi precisi.