Circa dieci-quindici miliardi di euro all’anno, pari all’1% del Pil. A tanto ammonta la spesa per la produzione, la sostituzione e il trasporto del contante in un Paese come il nostro, che, rispetto agli altri stati dell’Unione Europea, resta profondamente legato al cash: il 90% dei pagamenti al dettaglio è effettuata con il contante, mentre in Svezia banconote e monete rappresentano solo il 3% dell’economia. Eppure metodi di pagamento alternativi facilitano un controllo più puntuale dell’economia sommersa, favorendone un progressivo contenimento, un aumento della sicurezza e una crescita dei consumi.

Sono i risultati dell’indagine La valutazione economica e strategica del business dei pagamenti condotta dal Centro di ricerca su tecnologie, innovazione e servizi finanziari (Cetif), in collaborazione con Sia, e presentata durante il workshop La redditività dei servizi di pagamento che si è tenuto il 12 marzo in Università Cattolica. Lo studio analizza le nuove strategie che hanno scelto le banche per gestire in modo efficace il business dei pagamenti, indagando il valore aggiunto di modalità innovative quali la gestione dei pagamenti online e via mobile e prendendo in considerazione i trend di allargamento del sistema dei payments in corso, anche a operatori non finanziari. Tutto ciò alla luce della creazione e della diffusione di Sepa, Single Euro Payments Area, il progetto promosso dalla Banca centrale europea per estendere il processo di integrazione e standardizzazione europea ai pagamenti al dettaglio effettuati con strumenti alternativi al contante.

Dallo studio Cetif risulta che i nuovi sistemi di pagamento elettronico portano a una riduzione dei costi operativi e a un maggior risparmio. Sulla base dei dati di benchmark, Cetif ipotizza che con la migrazione del 2014 ai sistemi Sepa il totale dei costi operativi di pagamento potrebbe ridursi del 24%-30%. Inoltre, favoriscono un contenimento del sommerso, determinando entrate e recuperi fiscali per il 5-15%, e portano a una maggiore sicurezza delle transazioni e a una generale crescita dei consumi, stimata nel periodo 2008-2012 in 11 miliardi di dollari. «Il loro valore aggiunto riguarda anche il lato psicologico del consumatore, un aspetto da non sottovalutare - spiega Lorenza Altieri, research analyst del Cetif, che ha illustrato l’indagine -. L’atto fisico di pagare con i contanti è percepito come una spesa che molti, in tempi di crisi, cercano di frenare. L’acquisto digitale, invece, è molto più rapido, invisibile e indolore».

Statistiche recenti dicono che nel mondo la corsa verso la cashless society e la progressiva digitalizzazione dell’economia è ogni anno sempre più rapida: tra il 2001 e il 2012 il numero delle transazioni elettroniche nel mondo è più che raddoppiato, arrivando a 333 miliardi di transazioni, pari al 60% dei pagamenti totali. Anche nel nostro Paese privati e imprese, dopo una iniziale reticenza, sembrano maggiormente disposti a servirsi delle nuove tecnologie e dei servizi innovativi in grado di generare risparmi di costo e di tempo. I nuovi trend dimostrano che strumenti tradizionali come gli assegni tra il 2012 e il 2013 si sono ridotti dell’8,2%; mentre il 72,2% dei bonifici sono stati eseguiti con modalità automatizzate e l’uso del canale Internet è cresciuto del 13%.

Una conferma che l’online e le tecnologie mobile stiano prendendo piede in Italia. A oggi circa l’82% degli italiani ha una connessione Internet, 27 milioni hanno uno smarthphone e 22 milioni lo usano per navigare sul web. Il fatturato dell’e-commerce, considerando il ritardo del suo sviluppo, è pari a 21,2 miliardi di dollari (+12% rispetto al 2011). Oltre il 70% degli acquisti viene fatto online con la carta di credito, mentre è in salita l’uso del Digital Wallet, attraverso servizi come Paypal (12%), a dispetto del bonifico (6%) e dei pagamenti in contrassegno (11%). È salito anche il numero dei conti correnti abilitati a operare online, quello dei possessori di Carta Contactless e il totale dei Pos Nfc attivi è quintuplicato rispetto al 2012 (circa 150.000).

Insomma, stando ai dati, l’Italia è pronta a mettersi al passo con i nuovi strumenti e modalità di gestione, erogazione dei servizi web e mobile legati alle transazioni economiche. Ma se è necessario adeguarsi al presente, non bisogna perdere d’occhio il futuro. «Verranno creati sempre più servizi e applicazioni mobile, poiché lo smartphone sta acquisendo centralità - continua Lorenza Altieri -. Ci aspettiamo che le funzionalità di Remote Payment e Proximity Payment, oggi poco note, avranno una diffusione significativa e saranno sviluppate principalmente su App, mobile e tablet. Inoltre, nuovi servizi come Bitcoin, Paypal Beacon e i sistemi di riconoscimento digitale o facciale mostrano che le innovazioni digitali nel sistema dei pagamenti sia in continua evoluzione».

Di fronte a questi i cambiamenti, la vera sfida sarà allora nella capacità di adoperarsi per identificare i nuovi razionali di valore dei pagamenti, la loro redditività e disegnare nuovi modelli di business. «Le banche devono saper interpretare con rapidità le novità del mondo digitale - conclude Altieri - mettendo a disposizione nuove possibilità di fruizione, comunicazione e fidelizzazione del cliente, e quindi puntare alla nascita di nuovi prodotti e servizi, non solo per quanto riguarda il canale fisico, ma per tutti i dispositivi di supporto alla mobilità in un’ottica integrata».