La prima mappatura mai effettuata a livello europeo transnazionale sugli investimenti della criminalità organizzata. È il risultato di due progetti di ricerca coordinati da Transcrime e finanziati dalla direzione generale Affari interni della Commissione europea: Organised Crime Portfolio (Ocp) e Assessing the Risk of the Infiltration of Organized Crime in EU MSs Legitimate Economies: a Pilot Project in 5 EU Countries (Ariel). In particolare Ocp, che si concluderà a novembre 2014, ha convolto sette Paesi europei: Italia, Spagna, Francia, Finlandia, Olanda, Regno Unito, Irlanda. Gli esiti dello studio, che si basano su informazioni provenienti da rapporti delle forze dell’ordine di vari Paesi europei, indagini di polizia, fonti giudiziarie, rapporti istituzionali, dati su beni confiscati, sono stati presentati il 3 marzo nella cripta dell’Università Cattolica. [mappe preliminari]

Alla conferenza “Criminalità organizzata in Europa: ricerca e politiche” sono intervenuti il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, il professor Michael Levi dell’Università di Cardiff e il professor Ernesto Savona, direttore di Transcrime, che hanno spiegato che solo conoscendo dove e come le mafie investono il proprio denaro è possibile un’efficace lotta alla criminalità organizzata.

«Quando si parla di organizzazioni criminali c’è bisogno di dati certi e veritieri», afferma Savona, sottolineando la necessità di informazioni corrette sull’economia illegale. Il direttore di Transcrime fa notare che, grazie all’analisi condotta a livello europeo, si è riusciti a evidenziare il ruolo cruciale che gli investimenti nell’economia legale giocano nell’attività delle organizzazioni criminali, che riescono così a raggiungere molteplici obiettivi: riciclaggio, controllo del territorio, consenso sociale.

Dall’indagine sono emerse, inoltre, le differenti strategie di investimento delle diverse organizzazioni criminali: se infatti le mafie italiane sono maggiormente attive in settori come l'edilizia o le energie rinnovabili, all’estero i ricavi dell'economia illegale vengono "ripuliti" soprattutto nella ristorazione e nel commercio all’ingrosso di prodotti alimentari. Ma la sorpresa viene quando si confrontano i dati dei progetti Ocp e Ariel con quelli sui beni confiscati: prevalentemente contanti e veicoli, pochi immobili e pochissime aziende. Perché?

«Alla base di questo paradosso - spiega Savona - ci sono sicuramente le differenze tra Paesi nelle normative sostanziali e procedurali relative alle misure patrimoniali. Un esempio è rappresentato dall’impossibilità o lo scarso utilizzo, in alcuni Stati dell’Unione europea, della confisca allargata e della confisca amministrativa. In Europa bisogna abbandonare una volta per tutte l’idea che il fenomeno delle mafie interessi solo l’Italia. La lotta dalle organizzazioni criminali ha bisogno di politiche comunitarie e condivise», ha concluso il professore della Cattolica. [slide dell'intervento del professor Savona]

La relazione del professor Michael Levi si è concentrata sugli impatti economici e sociali del crimine organizzato. «È fondamentale analizzare e comprendere i comportamenti delle organizzazioni criminali nei diversi Paesi - ha detto Levi -. Esiste una discrepanza fra l'impatto economico delle azioni criminali e gli effetti che queste hanno sulla percezione delle persone. Così si pensa che solo la violenza dei gruppi criminali ne manifesti l’esistenza. Ecco perché è necessaria una costante educazione dei cittadini». [slide dell'intervento del professor Levi]

Al procuratore Roberti le conclusioni del convegno: «A volte le cifre sono sterili e imprecise, ma sono fondamentali per comprendere l'incidenza che i capitali mafiosi hanno sull'economia legale. La continua espansione di questo “sommerso” scoraggia gli investitori onesti, soprattutto in una realtà contaminata dalla corruzione, come quella italiana. La crisi, naturalmente, aggrava questo fenomeno: le imprese in mancanza di fondi si rivolgono al capitale mafioso, che non conosce crisi grazie anche agli investimenti all'estero. Ecco perché se non c'è cooperazione internazionale non si possono contrastare le organizzazioni criminali».

Roberti si è poi concentrato sulle urgenze che il governo italiano deve affrontare. Si è detto soddisfatto dalle proposte lanciate dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. «Mi ha fatto piacere apprendere che la lotta alla Mafia Spa è una priorità di questo governo» ha detto Roberti, aggiungendo però che «è necessaria una giustizia penale e civile più efficiente. Una giustizia che non funziona è un regalo per le mafie», come afferma pure nella video-intervista pubblicata in questa pagina, in cui parla anche di Expo 2015.