I device mobili come tablet e, soprattutto, smartphone, hanno l'effetto di potenziare le esperienze online dei ragazzi, nel bene e nel male. Nonostante genitori e insegnanti impongano regole che ne limitano l'utilizzo, i ragazzi sono entusiasti dei media mobili: è più facile comunicare con gli altri, cercare informazioni in tempo reale, e seguire i propri interessi online.

Ma ci sono anche degli effetti collaterali. Così, mentre si sentono più socievoli e più connessi ai loro amici, i ragazzi si dicono anche infastiditi dalla pressione a essere sempre raggiungibili e dalla distrazione continua delle notifiche. Qualcuno si difende lasciando il cellulare in un'altra stanza finché non sono finiti i compiti. Ma anche questa soluzione ha conseguenze negative.

«Essere disconnessi è un'esperienza negativa tanto quanto la sensazione di dover essere sempre connessi», spiega Giovanna Mascheroni, ricercatrice OssCom - Centro di ricerca sui Media e la Comunicazione dell'Università Cattolica di Milano e coordinatrice del progetto. Per esempio, Giuliana e le sue amiche (13 anni), si sentono escluse dalle interazioni faccia a faccia quando non riescono a tenere il passo con tutti i messaggi che arrivano nel gruppo della classe su WhatsApp: «Quando entri ti trovi un sacco di messaggi, magari sono interessanti e, però non c'hai voglia di leggerli, e poi magari il giorno dopo in classe ne parlano e tu non ne sai niente».

Altri sono molto critici rispetto ai coetanei che hanno sempre il telefono in mano, anche quando sono fuori con gli amici. «Prima ero uno molto attaccato a Facebook, poi dopo un po’ ho capito che… cioè, vedo gli amici, che stanno tutto il tempo attaccati a Facebook. Escono magari in compagnia e li vedi attaccati al cellulare. Mica è la vita reale quella. Alla fine un po’ è brutto fare così», racconta Fabio, 16 anni.

Per quanto riguarda i rischi, la comunicazione mobile sembra intensificare e riproporre, in nuove forme, alcuni rischi già tipici di internet. Conflitti, litigi e incomprensioni sono associati alla possibilità di mandare messaggi gratuitamente, e al meccanismo di notifica delle app di messaggistica e dei servizi di social network.

Fabrizio, papà di una bambina di quinta elementare racconta: «Alla mia [figlia] è capitato che con WhatsApp è andata oltre e quindi ha perso, e quindi è entrata in conflitto con delle amiche, per scemate fondamentalmente, che, se invece di messaggiare e scrivere avesse parlato faccia a faccia, probabilmente avrebbe ricomposto prima di litigarci e perdere l'amicizia».

Bullismo e esclusione continuano a essere la principale esperienza negativa per i ragazzi, e la prima fonte di preoccupazione per gli stessi genitori: «Avevo un’amica con cui ero molto, molto amica solo che, tipo, io per un po’ non riuscivo più a entrare su WhatsApp, perché me lo disinstallava di continuo, e glielo dicevo, perché ci dicevamo tutto. E su questo gruppo lei parlava male di me. Poi quando sono riuscita a rientrare, all'inizio non gliel'ho detto per fargli una sorpresa, cose così, poi però sono andata a leggermi tutti i messaggi e alla fine non ci vediamo più adesso». (Marina, 12 anni)

«L'esclusione, l'esclusione amplificata in questo modo a me preoccupa. [...] L'esclusione è sempre una cosa molto più subdola e può essere anche che un genitore non se ne accorga: che ci sia o meno tuo figlio in un gruppo di WhatsApp cosa ne sai. Può saperlo lui ma magari tu non arrivi neanche a saperlo». (Monica, mamma di due figli di 10 e 12 anni)

Fra i rischi nuovi, i ragazzi si lamentano soprattutto dei servizi a pagamento gli acquisti “in -app”, e della possibile perdita o furto di telefoni costosi. In sintesi, quindi, l'accesso ai media mobili significa più cose a cui fare attenzione, più rischi da prevenire e gestire sia per i ragazzi che per gli adulti.