Il professor Lorenzo Morelli nel suo intervento al convegno sul pomodoro promosso dalla sede di Piacenza a Expo 2015Lo chiamano “oro rosso”, perché le sue qualità, soprattutto per la salute, sono molteplici. Ma c’è ancora molta strada da fare per dimostrare tutti i suoi effetti salutistici, sia a livello di ricerca, sia a livello di riconoscimento scientifico delle autorità per la sicurezza alimentare.

Nella Settimana mondiale a lui dedicata, il pomodoro è stato il protagonista del convegno organizzato a Expo 2015 dalla sede di Piacenza dell’Università Cattolica il 16 giugno, con il coinvolgimento di alcuni degli enti di ricerca più impegnati nello studio della filiera e delle proprietà alimentari e nutrizionali di questo frutto. L’iniziativa è stata realizzata con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

All’incontro “Il sistema della ricerca e dell’innovazione per il pomodoro da industria a servizio del consumatore” hanno preso parte docenti ed esperti della sede di Piacenza e dell’Università Federico II di Napoli. Hanno collaborato la Stazione sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari, l’Azienda Sperimentale Vittorio Tadini, l’Azienda Sperimentale Stuard.

Ad aprire i lavori il sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze Paola De Micheli e l'assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna Simona Caselli, che hanno ribadito gli obiettivi della settimana dedicata al pomodoro a Expo: «Abbiamo deciso di raccontare ai consumatori italiani e stranieri come siamo diventati leader in questa filiera, perché ci abbiamo messo tanto lavoro ma anche tanto cervello. Dobbiamo arrivare a costruire un luogo unico che promuova un Made in Italy del pomodoro; approfittiamo dell'Expo per raccontare questa storia di successo».

Tanti gli aspetti produttivi esaminati dal convegno sotto il profilo dell’innovazione, grazie agli interventi dei professori Gabriele Canali, Vincenzo Tabaglio, Vittorio Rossi, Claudio Baffi e Lorenzo Morelli: l’organizzazione della filiera, l’agronomia, la sperimentazione sul campo, le tecnologie per la sostenibilità e per la tracciabilità e le valenze nutrizionali.
In particolare il professor Canali ha sottolineato come l’Organizzazione Interprofessionale (OI) del pomodoro da industria sia «ancora nella sua fase adolescenziale, deve ancora prendere consapevolezza di se stessa. Ma è l’unica realtà in Italia con una forma organizzativa di filiera così avanzata. Occorre investire in innovazione e ricerca per accrescerne la competitività».

Il professor Tabaglio ha invece ribadito come l'avvenire non si preveda, ma si debba preparare: «È ciò che stiamo facendo in questo momento. Le linee da seguire quali sono? Partiamo con l'idea di agricoltura sostenibile, puntando sugli elementi chiave: energia, acqua, aria, suolo e formazione».

Il professor Rossi ha stigmatizzato le azioni necessarie per fare concretamente agricoltura sostenibile: “fare, calcolare, comunicare, migliorare”, mentre il professor Baffi ha parlato delle ricerche realizzate dalla facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali della Cattolica per mappare con certezza scientifica la provenienza del pomodoro, «assicurando al produttore e al consumatore un’informazione chiara e sicura».

Il preside della facoltà piacentina Lorenzo Morelli si è soffermato in particolare sulle valenze nutrizionali del pomodoro e sulla loro corretta comunicazione, illustrando gli approcci molto diversi nei confronti delle proprietà del pomodoro in Europa e in America. «Intanto il pomodoro – ha precisato - è da considerarsi botanicamente un frutto, mentre è consumato e vissuto come una verdura. Una delle proprietà più diffuse per il pomodoro è quella antiossidante, ma i suoi effetti salutistici in questo senso sono ancora una sfida in parte da completare, non una realtà acquisita. Ricordo che in Europa, a differenza che negli Usa, la comunicazione sulla salute degli alimenti è rigidamente regolamentata, con l’obbligo di precisi riconoscimenti di natura scientifica da parte dell’Efsa, l’Autorità europea alimentare, basati su prove e studi sull’uomo».

«Nonostante vi sia un’ampia letteratura scientifica sul pomodoro – ha sottolineato - e in particolare sugli effetti di uno dei suoi elementi più noti, il licopene, oggi occorre fare una ricerca di tipo nuovo, con studi clinici che possano dimostrare le reali qualità del pomodoro e migliorare quindi  anche il prodotto».