di Lilith Taraschi *

Avevo capito fin dalla presentazione iniziale che sarebbe stata un’occasione da non perdere: tre settimane con il Middle East Community Program per conoscere la realtà del Medio Oriente, in particolare la Palestina e Israele.

Dall'alloggio al cibo, dai field trips all'accoglienza, dalle lezioni con esperti alle attività con l’Associazione pro Terra Sancta (Ats) è stato tutto perfetto. Tre settimane di full immersion in un mondo dilaniato dal conflitto, con l'occasione di incontrare e conoscere locali, esperti, palestinesi, arabi cristiani e musulmani, israeliani, professori, frati. Senza il Mecp non avrei sperimentato nulla del mondo palestinese e israeliano e non avrei imparato così tante cose sul conflitto, sulla cultura, sulle tradizioni, sui modi di vivere, sulla politica. I ragazzi che ci hanno accolto sono stati splendidi e si sono presi cura di noi in modo speciale.

La Palestina è un luogo che ti rimane impresso nel cuore. Alloggiavamo a Betlemme, entro il muro di separazione che Israele continua a costruire, in una Guest House di recente inaugurazione, con una famiglia araba cristiana al pian terreno. Eravamo a due passi dalla Basilica della Natività. Betlemme è a 20 minuti da Gerusalemme, ma per via del muro e dei checkpoint impiegavamo molto più tempo per fare il tragitto.

Della Palestina e di Israele abbiamo visto tantissimi posti, tutti meravigliosi, alcuni più turbolenti e pericolosi, altri più tranquilli. Specialmente la Cisgiordania ci ha mostrato dei luoghi dove la tensione è alta: si sente anche solo camminando per le strade, osservando i volti delle persone. Sono luoghi abbandonati da tutti, dove scarseggia anche la speranza: come a Betania, dove c'è la tomba di Lazzaro.

In Samaria va meglio: l'intervento delle Ong ha fornito opportunità agli abitanti, stimolandoli a sviluppare idee. Gerico è una città magica: la più antica del mondo a 400 metri sotto il livello del mare. Abbiamo visto il deserto della tentazione e, da lì, il tramonto: è stato stupendo. In Israele abbiamo fatto un’escursione verso il nord, verso le alture del Golan, che un semplice turista non andrebbe mai a visitare. È stato emozionante camminare sulle queste colline, data la loro rilevanza nei conflitti storici, come quello con il Libano. C'erano ancora i campi minati confinati dal filo spinato, si vedevano i resti dei carri armati e le trincee. Siamo stati, poi, al confine con la Siria e il Libano: vederli da lontano è stato suggestivo.

La Galilea è una regione stupenda, florida, verdeggiante, con la meraviglia del Lago di Tiberiade. Ci siamo fermati la notte a Nazareth, per riscendere verso sud il giorno dopo lungo la costa passando per Acri e Haifa, cittadelle sul Mar Mediterraneo intrise di storia. Siamo arrivati a Tel Aviv in tempo per vedere il tramonto sul mare, cenare e poi fare una passeggiata sul lungomare per vedere lo skyline della città in lontananza.

Tutti gli angoli di questa terra in conflitto si sono dimostrati stupendi, carichi di storia e arte, volti sorridenti e accoglienti. La Cisgiordania, dove la situazione è più tesa e la vita è più complicata di quella che si conduce in Israele, mi ha regalato comunque dei momenti indimenticabili, delle esperienze uniche, dei volti arabi stupendi, dei racconti mozzafiato, e delle testimonianze ispiranti.

* 22 anni, di Teramo, corso di laurea triennale in Scienze linguistiche per le relazioni internazionali, interfacoltà Scienze linguistiche e Scienze politiche e sociali, sede di Milano