La governance delle banche è e continuerà ad essere al centro dell’attività dalle autorità che vigilano sul corretto funzionamento delle banche. È quanto emerso durante il convegno “Quale governance per le banche?” che si è svolto il 9 febbraio nella sede di Piacenza dell’Università Cattolica.

In particolare, Djamel Bouzemarene, dell’Autorità Bancaria Europea ha anticipato le linee di fondo delle nuove regole che, in attuazione di quanto previsto dalla direttiva europea in materia, fisseranno i requisiti e i criteri richiesti ai componenti dei consigli di amministrazione delle banche. A differenza di quanto finora accaduto, essi avranno una portata più ampia e comprenderanno, tra l’altro, anche aspetti concernenti la correttezza nei rapporti con le autorità e l’indipendenza di spirito richiesta ai consiglieri.

Anche Gianmaria Marano, di Banca d’Italia, ha ribadito l’attenzione prestata dalla regolamentazione italiana alla composizione dei board delle banche, oggi ulteriormente enfatizzata dal potere dell’autorità di vigilanza di rimuovere uno o più consiglieri. Inoltre, ha anticipato che il prossimo step della regolamentazione in materia di governance delle banche avrà per oggetto i criteri per valutare l’effettiva idoneità dei componenti a fare parte del board e la complessiva attitudine del consiglio a svolgere efficacemente i propri compiti.

Al riguardo, è stato più volte puntualizzato che la regolamentazione bancaria internazionale richiede ai consigli di amministrazione di individuare e valutare correttamente i rischi ai quali la banca è esposta e di controllare nel continuo l’effettivo andamento della società.

«La governance bancaria ha caratteristiche peculiari e rilevanza crescente - ha sottolineato il professor Claudio Frigeni - e pertanto si sta delineando un’attività di vigilanza prudenziale che fa perno non più soltanto sul capitale ma anche sulla governance».

Tra gli altri interventi, la professoressa Antonella Sciarrone, ha rilevato che il sistema tradizionale, poco presente in Europa dove prevale il sistema monistico, ma prevalente in Italia, stante il ruolo che nello stesso viene riservato al collegio sindacale, appare meno adatto a rispondere nel continuo al controllo dei rischi. Secondo Guido Ferrarini che il sistema monistico, recentemente venuto alla ribalta dopo la scelta di Intesa Sanpaolo di orientarsi verso la sua adozione, nella disciplina secondaria del nostro Paese si discosta dal modello puro avvicinandosi al tradizionale.

Nel corso del convegno sono anche stati presentati due studi in merito alla composizione dei board delle principali banche europee e di un campione di banche italiane dai quali è emerso che dal 2007 al 2014 c’è stato un elevato turnover nella composizione dei board delle banche europee e di quelle italiane e che la ricomposizione dei board è andata nella direzione indicata dagli organismi internazionali in termini di diversity di gender, di età e di esperienze internazionali.

«Tuttavia il tempo stringe per colmare i margini di miglioramento che ancora vi sono - ha affermato la professoressa Maria Luisa Di Battista - specie con riguardo alla dimensione dei board italiani più numerosi della media europea, alla generalizzata necessità di più diffuse competenze bancarie e finanziarie all’interno dei board e in alcuni casi alla necessità di ridurre il numero di altri incarichi di singoli amministratori».

L’iniziativa è stata promossa dalla Facoltà di Economia e Giurisprudenza di Piacenza, che fa nell’interdisciplinarità uno dei suoi tratti distintivi, come reso evidente, in particolare, dal corso di laurea in Diritto ed Economia delle banche e delle imprese, che a partire dal prossimo anno prenderà avvio con una nuova conformazione.

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