Hanno esplorato la customer satisfaction dei partecipanti ad alcuni eventi culturali organizzati dalla Diocesi gli studenti dei corsi di Sociologia economica e Economia applicata della facoltà di Economia e Giurisprudenza, che hanno presentato ieri in Cattolica la ricerca Il patrimonio e le attività culturali della Diocesi di Piacenza-Bobbio.

Condotta con il coordinamento e la supervisione dei professori Barbara Barabaschi e Paolo Rizzi, del responsabile dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Piacenza-Bobbio Manuel Ferrari, di don Davide Maloberti e del manager nel settore delle comunicazioni Giuseppe Borea, l’indagine punta a un preciso obiettivo: «Individuare azioni utili a valorizzare il patrimonio culturale della Diocesi di Piacenza Bobbio, consentendone la fruizione più ampia possibile, dentro e fuori i confini locali – spiega la professoressa Barbara Barabaschi -. Attualmente il potenziale di tale patrimonio, quale veicolo di trasmissione della cultura religiosa, ma non solo, risulta sfruttato solo in parte. Per questo la Diocesi si è aperta a nuove idee e collaborazioni, come quella con l’Università, per intercettare un pubblico sempre più ampio».

Delle 683 chiese, dei quasi 90 mila fra i beni storici e artistici, 12 mila libri e cinque istituti culturali i cittadini poco sanno, dunque.

«Abbiamo proposto un questionario ai frequentatori di alcune rassegne promosse dalle chiese piacentine e sono emersi dei risultati interessanti – spiegano gli studenti che hanno condotto la ricerca –, innanzitutto è evidente che il patrimonio immenso della diocesi non sia particolarmente conosciuto: non c’è una reale consapevolezza della grande ricchezza che appartiene alla chiesa piacentina. C’è poi un altro risultato importante: i piacentini apprezzano le iniziative  e  gli eventi promossi dalla diocesi, ma vorrebbero potere avere a disposizione degli itinerari e dei pacchetti culturali definiti».

Ad avvalorare le considerazioni e i dati esposti dagli studenti, l’intervento di Manuel Ferrari: «Sappiamo che occorre sempre di più fare un discorso di insieme: abbiamo un turismo, quello legato alle nostre rassegne, che si è fidelizzato, ma che arriva dai territori vicini a Piacenza. Valorizzare i beni che la diocesi ha, sparsi su quattro province e tre regioni, è un modo per attrarre anche pubblico da più lontano».

Così i ragazzi hanno proposto di integrare tour culturali-turistici con percorsi eno-gastronomici, in modo da far vivere al turista un’esperienza completa all’insegna della cultura e dei sapori del territorio: un’idea che, mira a fornire alla collettività momenti di pausa, di distacco dalla solita e frenetica routine settimanale, dando dunque la possibilità di vivere in compagnia e in un “Locus Amoenus” un’esperienza il più possibile completa, artistica e all’insegna della fede, della spiritualità e della cultura da vivere in famiglia o in comunità.

«Collaborare con i ragazzi che hanno effettuato la ricerca è stata per me un'esperienza stimolante e costruttiva. Sono rimasto colpito dalla loro umiltà e “voglia di mettersi in gioco” – ha voluto sottolineare il manager Borea -. Questo è fantastico e sono certo che potranno distinguersi quando si affacceranno al mondo del lavoro».