Chi l’ha detto che il mondo del lavoro è segnato solo da incertezza e precarietà? Ci sono settori che sono alla ricerca di giovani talenti da formare professionalmente attraverso esperienze di stage che, spesso, si concludono con la firma di un contratto. È il caso del credit risk management, come spiega Emanuele Giovannini, responsabile dello sviluppo dei modelli di rating per Unicredit. 

«Lo stage è un palcoscenico privilegiato perché offre la possibilità di poter vedere i ragazzi al lavoro e di poterne conoscere il loro valore professionale» afferma il manager che è anche docente al master Credit Risk Management (Crerim) dell’Università Cattolica. «Negli anni, ho avuto in stage in Unicredit alcuni di questi profili ed è stata un’esperienza più che positiva: si sono rivelati svegli e con una buona preparazione di base. E, pur non avendo avuto alcuna esperienza lavorativa pregressa, hanno dimostrato di avere tutte quelle attitudini funzionali a imparare il mestiere». 

Il tirocinio professionale è una forma di selezione del personale? «Assolutamente sì. Per l’azienda rappresenta uno strumento che consente di testare sul campo la relazione tra l’impresa e le risorse a disposizione. E, soprattutto, di conoscere persone candidabili ai posti di lavoro offerti e vedere come reagiscono alle attività sul campo. Non è detto che lo stage porti automaticamente a un contratto a tempo determinato o indeterminato ma, per lo studente, rimane comunque un’esperienza preziosa da inserire nel proprio curriculum».

Qual è il modo migliore per attrezzarsi al mondo del lavoro nelle istituzioni finanziarie e nelle banche? «Dotarsi il più possibile di capacità tecniche: una persona con spiccate doti analitiche, dunque, in grado di elaborare dati, ha davanti a sé la possibilità di essere impiegata in vari ambiti (dal settore gestione dei rischi alla sezione marketing, volendo prendere come esempio la banca) e di crearsi un profilo professionale utile a ottenere una buona posizione. Non meno importante è l’acquisizione di abilità relazionali e comunicative: imparare a lavorare in team, cercando di far valere la propria posizione o apprendere le skill necessarie per rapportarsi anche con l’esterno, può essere davvero molto utile».

Unicredit ha assunto già alcuni allievi del master Crerim: come valuta il profilo professionale che forma questo percorso post laurea? «Nel mio team, nel quale operano 20 persone, tre vengono proprio dal master. Hanno frequentato tre diverse annualità e sono arrivate in Unicredit a partire da un percorso che non è partito direttamente dal Crerim. Il primo profilo, dopo lo stage nella nostra banca, ha lavorato in un altro istituto bancario, per poi essere assunto qui da noi; il secondo lavorava in un’altra banca prima di scegliere Unicredit; il terzo, cui è appena stato offerto il contratto, è entrato da poco. Si tratta di figure che sono riuscite a inserirsi nella squadra e che mi hanno colpito per il loro atteggiamento propositivo e le loro competenze di base. Nonostante siano giovani e non abbiano un’esperienza decennale, hanno grosse capacità di apprendimento e ottimi margini di crescita».

Che spazio ha e che richiesta c’è per il credit risk manager nel mercato del lavoro? Nello specifico, che cosa fa un credit risk manager? «Il credit risk manager si occupa, nello specifico, del controllo e della gestione dei rischi del credito, non tanto con funzione di freno ma di supporto all’anima commerciale della banca, mansione questa importante perché richiede anche una certa attenzione ai costi. Si tratta di un profilo professionale molto richiesto nel mercato del lavoro, non soltanto in ambito bancario o finanziario ma anche nel contesto delle aziende produttive. In tal senso, il Crerim è stato e rimane per Unicredit un prezioso bacino di formazione per ragazzi giovani interessati alla materia del credit risk management».