Le immagini fotografiche possono essere lette dalla psicologia e dalla psicanalisi da diversi punti di vista che ne mettono in rilievo la valenza emotiva, la capacità di “parlare” a chi le osserva, la forza espressiva, l’abilità di ingaggiare l’osservatore. D’altra parte l’arte è una sorta di sogno condiviso socialmente che affonda nel mondo onirico, dell’inconscio, dell’indicibile, ma non resta, a differenza dei sogni notturni, proprietà privata. Diventa invece scambio sociale, comunicazione tra persone, costruzione congiunta di significati, emozione. Le fotografie dicono a noi e di noi osservatori, di noi tutti in quanto affaccendati nel comprendere chi siamo, come amiamo, come moriremo, che cosa ci lega agli altri.

Così, lo studio e l’utilizzo della fotografia aprono molte piste di ricerca. Tra queste l’analisi dei processi di fruizione e di produzione fotografica; il nesso tra preferenze per determinate pratiche fotografiche (analogico, digitale, selfie…) e costruzione dell’identità personale e sociale; la relazione tra fotografia, benessere e conoscenza di sé e con la memoria storica.

L’incontro “Fotografia: identità, società e memoria”, promosso dal dipartimento di Psicologia dell’Ateneo giovedì 28 gennaio (aula Bontadini, largo Gemelli, 1 a Milano, ore 14.30), affronterà questi temi alla presenza di un ospite speciale, il fotografo Gianni Berengo Gardin che ha dedicato la sua vita professionale al reportage, all’indagine sociale, alla descrizione ambientale passando dall'architettura al paesaggio, alla vita quotidiana, con immagini che gli hanno garantito il successo internazionale.

Interverranno inoltre al convegno studiosi del tema: Gabriella Gilli, docente di Psicologia dell’arte in Cattolica, introdurrà il valore e la storia dell’immagine nella psicologia e nella psicanalisi e racconterà quali sono gli ambiti di ricerca e applicazione. Proprio il punto di vista applicativo sarà espresso da Francesca Belgiojoso, laureata in Università Cattolica, psicologa esperta di interventi clinici e formativi attraverso l’uso della fotografia presso lo “Studio Arte Crescita”, dove lavora in particolare con i bambini, gli adolescenti, i giovani e gli adulti che incontrano difficoltà nel loro percorso di crescita. Verranno illustrate le principali tecniche della fototerapia che usano la fotografia come strumento proiettivo a partire da immagini della storia e della famiglia del paziente e autoritratti, fino al photolangage, ossia l’uso della fotografia come strumento di mediazione nel gruppo.

Per capire come nasce psicologicamente una fotografia è utile il testo “Oltre l’immagine. Inconscio e fotografia” a cura di Gabriella Gilli e Sara Guerini (editore Postcart) che racconta come dietro ogni immagine ci sia un percorso conoscitivo di sé e l’ascolto dei propri bisogni comunicativi.

La fotografia può essere pensata anche come strumento di ricerca e intervento nei contesti organizzativi e aziendali. Saranno gli psicologi della Cattolica Giuseppe Scaratti e Silvio Ripamonti, e il consulente e membro di Ariele (Associazione Italiana di Psicosocioanalisi) Pino Varchetta, a presentare il lavoro sull’immagine di sé attraverso l’utilizzo del photolangage e del collage individuale e collettivo, con la finalità di comprendere i meccanismi psicologici della leadership e aumentare la consapevolezza delle proprie risorse nel mondo del lavoro.