Domenica 13 ottobre il Papa ha canonizzato il cardinale John Henry Newman, fondatore dell’Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra. Una figura straordinaria di cristiano che, in occasione della beatificazione, avvenuta nel 2009, Cattolicanews celebrò con alcuni stralci del volume “Una ragionevole fede” di Evandro Botto e P. Hermann Geissler (Vita e Pensiero), che riproponiamo di seguito.

Il processo di beatificazione di Newman era iniziato già nel 1958 ma solo il 3 luglio 2009 Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante un miracolo, attribuito proprio all’intercessione del Venerabile Servo di Dio John Henry Newman. Ora verrà proclamato beato. L’avvenimento conferma e propone alla venerazione di tutta la Chiesa ciò di cui sono da sempre ben consapevoli studiosi e amici di Newman, e quanti si accostano senza pregiudizi alla sua figura e ai suoi scritti: il noto convertito inglese non fu soltanto un pensatore con doti eccezionali, ma un uomo nel quale la genialità del pensiero faceva tutt’uno con la santità della vita quotidiana.

Quando egli in tarda età sentì dire che l’avrebbero chiamato santo, scrisse: «Non sono portato a fare il santo, è brutto dirlo. I santi non sono letterati, non amano i classici, non scrivono romanzi. Sono forse, alla mia maniera, abbastanza buono, ma questo non è alto profilo […]. Mi basta lucidare le scarpe ai santi, se san Filippo in cielo avesse bisogno di lucido da scarpe». Lungo tutta la sua vita Newman pensò di essere ben lontano dalla perfezione cristiana. Ma dalla sua ‘prima conversione’ la sua aspirazione fu tutta rivolta a Dio, che aveva riconosciuto come il fulcro della sua vita. Da allora in poi seguì due principi: «La crescita è la sola dimostrazione della vita» e «La santità piuttosto che la pace».

Il genio di Newman, sebbene sempre ammirato e venerato, fu riscoperto dal Concilio Vaticano II, di cui è stato un precursore profetico. Jean Guitton scrisse in proposito nel 1964: «I grandi geni sono dei profeti sempre pronti a rischiarare i grandi avvenimenti, i quali, a loro volta, gettano sui grandi geni una luce retrospettiva che dona loro un carattere profetico. È come il rapporto che intercorre tra Isaia e la passione di Cristo, reciprocamente illuminati. Così Newman rischiara con la sua presenza il Concilio e il Concilio giustifica Newman»7. Il Vaticano II ha recepito e consacrato tante intuizioni di Newman, ad esempio sul rapporto tra fede e ragione, sul significato della coscienza, sull’educazione universitaria, sul valore dei Padri e della storia in generale, sul mistero della Chiesa, sulla missione dei laici, sull’ecumenismo, sul dialogo con il mondo contemporaneo – grandi tematiche che vengono ampiamente trattate nel presente volume.

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Nel famoso Biglietto-Speech, pronunciato in occasione del ricevimento della bolla di nomina a Cardinale, Newman, guardando alla sua vita passata, confessò: «Nel corso di lunghi anni ho fatto molti sbagli. Non ho nulla dell’alta perfezione che si riscontra negli scritti dei santi, nei quali non ci possono essere errori; ma credo di poter affermare che in tutto ciò che ho scritto ho sempre perseguito nobili intenti, non ho cercato fini personali, ho tenuto una condotta ubbidiente, mi sono dimostrato disponibile a essere corretto, ho temuto l’errore, ho desiderato servire la santa Chiesa e ciò che ho raggiunto lo devo alla misericordia di Dio». Queste parole mostrano l’umiltà propria soltanto di un vero uomo di Dio.

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Il quotidiano londinese «The Times» pubblicò il giorno seguente la morte di Newman, avvenuta l’11 agosto 1890, un lungo elogio funebre che terminava con le seguenti parole: «Di una cosa possiamo essere certi, cioè che il ricordo di questa pura e nobile vita durerà e che […] egli sarà santificato nella memoria della gente pia di molte confessioni in Inghilterra […]. Il santo che è in lui sopravvivrà».


Il video di Tv2000 è di repertorio