«Quello che sta accadendo in Siria e in Iraq, insieme ai grandi fenomeni migratori che stanno coinvolgendo l’Europa, ci impone alcune riflessioni ma soprattutto ribadisce l’urgenza di rinnovare al più presto la sfida del dialogo ecumenico». L’ha dichiarato il cardinal Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, che il 19 luglio ha tenuto una lectio magistralis in Università Cattolica dal titolo “Visione del Concilio Vaticano II circa le Chiese orientali cattoliche e sviluppi successivi: le competenze della Congregazione per le Chiese orientali”. Introdotto dal rettore Franco Anelli e dal preside della facoltà di Giurisprudenza Gabrio Forti, alla presenza di Stefano Solimano, direttore del dipartimento di Scienze giuridiche, e Ombretta Fumagalli Carulli, direttrice della Summer school «Diritto canonico orientale e statuto orientale libanese» insieme a Andrea Bettetini, il cardinale ha inquadrato storicamente la Congregazione per le Chiese orientali dagli inizi sotto Pio IX, fino alla sua istituzione nel 1917 con Benedetto XV, e alla sua attività fin dopo il Concilio, quando nel 1991 è entrato in vigore il Codice dei canoni delle Chiese orientali.
«Attraverso il Vaticano II fu possibile riscoprire a livello universale la tradizione dell’Oriente cristiano, professata tanto dalle Chiese ortodosse quanto da quelle orientali cattoliche». Il cardinale ha poi aggiunto che è di fondamentale importanza per queste ultime «che esse riescano a dialogare con i musulmani, creando una convivenza fruttuosa e pacifica con questa comunità. Solo così sarà possibile avviare un vero dialogo ecumenico basato sull’integrazione e sulla solidarietà».